COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
Le altre confraternite esistenti a Cormons (13)
Se la parrocchiale di Sant’Adalberto contava su tre confraternite, nel XVI secolo ogni altra chiesa che si trovava a Cormons e affiliata alla parrocchiale poteva contare su associazioni di fedeli costituite e organizzate per l’esercizio di opere di pietà e di carità.
Un anno importante è quello del 1593 quando il patriarca Francesco Barbaro, su istanza del vicario Mattia Vicentini, eresse canonicamente le confraternite di Santa Lucia nella chiesa di San Giovanni, di San Nicolò e di San Rocco nelle omonime chiese.
In effetti, queste due ultime confraternite di fatto esistevano già da alcuni decenni. La prima citazione della Confraternita di San Nicolò la troviamo negli atti della visita pastorale che l’abate Bartolomeo da Porcia fece nel 1570. Questa confraternita era legata alla chiesa annessa all’ospedale, che altro non era che un ospizio per dare assistenza per tre giorni ai viandanti e otto ai malati. La chiesa fu fondata nel 1340 per volontà di Nicolò Federico do Ungrispach. La confraternita prestava particolare attenzione ai poveri che se sani ricevevano un pane alla settimana del valore di 4 soldi, se infermi anche 24 soldi, e se vecchi pure mezza misura di vino. La confraternita era amministrata da due camerari, che venivano eletti nel giorno di San Giacomo, o uno dei giorni seguenti: uno dai nobili e l’altro dal popolo come chiarisce in una nota il cameraro Giovanni Colaus. La confraternita poteva contare su rendite che assommavano a 18 staia di frumento, otto conzi e mezzo di vino e 7 ducati; il tutto veniva speso per le necessità della chiesa e dell’ospedale. Inoltre un sacerdote veniva pagato otto lire all’anno per celebrare una messa settimanale, il venerdì o il sabato. Pre’ Tita Falzari afferma che “nella domenica dopo San Nicolò venivano fatti quattro stari di farina di frumento di pane e sette pesenali di fave, per distribuire a tutti i poveri”.
Dello stesso periodo anche la Confraternita di San Rocco, citata pure dall’abate di Moggio. Faceva capo alla chiesa di San Rocco, oggi demolita per far posto ad alcune case nella proprietà delle famiglie Bigot e Devetag, sul lato di via Cancelleria Vecchia. La Confraternita era gestita da un cameraro unico, eletto dai nobili, che nel 1570 era Bernardo Locatelli; aveva una rendita di 4 stari di frumento e un conzo di vino; contava su 59 associati che pagavano un soldo al mese e ricevevano un pane di otto soldi e una candela di quattro. Alla vigilia della ricorrenza di San Rocco, come scrive Falzari, veniva offerto un pranzo al vicario e al cappellano e secondo Tassin vi partecipava anche il sagrestano.
Nella chiesa di Santa Maria (Sant’Apollonia) esisteva poi la Confraternita di Santa Maria con 45 confratelli e in occasione dell’Assunzione veniva confezionato del pane con due staia di frumento e comprate delle candele, che erano vendute assieme al pane a 12 soldi.
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