COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
La cripta sotterranei con resti mummificati (9)
E ora veniamo ai sotterranei del Duomo. A Cormons l’usanza di seppellire i morti nell’interno della chiesa avveniva anche nella vecchia pieve, come risulta dai registri dei morti. C’erano quindi già dei sotterranei anche se quelli attuali, vista la loro fattura, furono rifatti quando fu realizzato il nuovo Duomo.
Esistono tre cripte nell’attuale parrocchiale, dove venivano fatte le sepolture in corrispondenza di altrettante pietre sepolcrali che si trovano sul pavimento della navata (portano la data 1774 e 1772) e del presbiterio (1772).
In questa puntata esaminiamo il sotterraneo principale. Vi si accede da una botola che si trova all’altezza del portale di ingresso. Una ripida scala porta a un corridoio che si sviluppa per gran parte della navata. Ai lati, dieci per parte, ci sono le celle, abbastanza ampie, che conservano in totale 33 salme, in gran parte ormai ridotte a scheletri. I nomi dei defunti sepolti nelle celle sotterranee, stando ai registri dei morti, sono più numerosi di quelli attualmente conservati. Questo induce a pensare che i corpi ridotti a sole ossa fossero periodicamente riesumati e traslati nella prima cella, dove sono conservate molte ossa o traslate in un ossario esterno.
Le celle mortuarie, come per i ceri e il numero di essi utilizzati per le esequie, erano concesse solo dietro a pagamento. Può anche essere che alcune famiglie concedessero su richiesta la sepoltura a componenti di altre famiglie. Molti erano bambini di pochi mesi o anni. Su un totale di 118 sepolture nelle celle sotterranee 26 sono di bambini sotto l’anno di età e 27 tra uno e 10 anni, il 45% do tutte le sepolture.
Sono solo due le salme che presentano un’integra mummificazione, alcune solo in parte, altre ancora conservano i vestiti. Ci sono anche le bare, semplici e di legno, tutte scoperchiate. I due corpi mummificati – un adulto di considerevole altezza e un bambino – si trovano in una cella, dove è presente il condotto di aereazione e questo avrebbe favorito la loro conservazione. In merito alla conservazione delle salme Blasutic annota che si conservarono bene quelli sepolti nella chiesa nuova, e questo forse perché le condizioni di ventilazione sono migliori in confronto alla chiesa vecchia piccola e bassa. Blasutic conclude dicendo che “due misteriose conservazioni dei cadaveri dipendono da ignote cause, ma è certo si è che un deceduto di morte violenta nell’inverno e chiuso in una di queste celle si mummifica ottimamente tanto più bene se la bara fosse scoperchiata. Abbiamo di quanto osserviamo la testimonianza del fatto, che dei gufi o barbagianni caduti nelle celle attraverso il canale di aereazione furono trovati perfettamente mummificati ma senza piume”.
Ma chi erano le famiglie titolari delle celle? Sempre dai registri si sa che erano i del Mestri, i Ribisini, i Locatelli, i Pancera, i Gal, gli Strazzolini, i Saus, i Reggio, i de Taccò. Il primo a essere sepolto sotto la chiesa nuova, scrive Blasutic, fu Pietro Bosco nel 1762 e fu posto nella prima cella a sinistra scendendo nei sotterranei.
Pur conoscendo tutti i nomi dei sepolti nei sotterranei dal 1762 al 1784 è difficile poter identificare i poveri resti. Gli appunti e gli schizzi presi da Franco Femia, durante la visita compiuta nel marzo nel 1997, ci aiutano nella descrizione. Sulla porta di due celle ci sono incise le iniziali G. L. e dai nomi sappiamo che dovrebbero essere quelle che ospitavano i Locatelli. Inoltre dei resti conservati in una cella è trascritto il colore rosso delle vesti e ciò sta a indicare che potrebbe essere l’arcidiacono Sertorio del Mestri e questo è confermato anche dalla data 1769 riportata sul coperchio del sarcofago, che è l’anno in cui morì Sertorio.
Su un’altra porta in gesso c’è scritto Reggio e ci fa pensare che la cella era la sepoltura della famiglia Reggio.
Poi, la data 1783 e il tipo di coperchio, confrontata con i deceduti di quell’anno, ci porta a Giorgio Boschi che nel 1776 era il podestà di Cormons. La cella con quattro corpi, due adulti e due bambini di diversa età, confrontata con l’elenco generale dei sepolti ci porta alla famiglia Boschi.
Nella prossima puntata descriveremo le altre due cripte: quella degli aderenti alla Confraternita del Ss. Sacramento e dei sacerdoti.
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