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Fino a mercoledì 8 gennaio 2025 la Caritas parrocchiale di Cormons, l'emporio della Solidarietà e la raccolta vestiario e materiale vario resteranno chiusi e sospesi --- Domenica 22/12 alla ore 18:30 presso il Santuario di Rosa Mistica la Santa Messa sarà accompagnata dai coristi del corso di Canto Gregoriano dell'Università della Terza Età di Cormons diretta dal Maestro Sergio Spessot --- Domenica 29/12 alle ore 12:00 presso l'icona della Sacra Famiglia di Borgo Savaian ci sarà un momento di preghiera ---

Duomo di sant' Adalberto: riassunto storico

Il Duomo di Cormons è dedicato a Sant'Adalberto Vescovo di Praga che è anche il patrono della Parrocchia di Cormons, di seguito un breve cenno alla sua storia.

Di nobili origini e rampollo di una delle più potenti famiglie, nasce a Libice in Boemia intorno all’anno 953 e viene battezzato con il nome di Vojotech che in lingua ceca significa "forte in battaglia" o anche "splendido nella nobiltà". Viene mandato a Magdeburgo a studiare alla scuola del Vescovo Alberto. All’atto della cresima assume in onore del proprio maestro il nome di Adalberto. Terminati gli studi, ritorna in Patria nel 981 e si pone al servizio di Titmaro, primo Vescovo di Praga. Alla morte di questi, avvenuta pochi mesi dopo, Adalberto viene convocato dall’Imperatore Ottone II a Verona e qui nominato successore di Titmaro.

Iccona S. Adalberto

Ritorna a Praga ed entra nella città a piedi nudi in atteggiamento di estrema umiltà. Ma l’ostilità dei governanti, i rozzi costumi della sua gente ancora molto legata a pratiche e riti pagani e la lotta che fieramente conduce contro il commercio degli schiavi, in quei tempi a Praga fonte di ricchi guadagni, lo pongono in un contrasto così insanabile con la classe dirigente e la nobiltà, che è costretto a lasciare Praga. Si rifugia allora in Italia a Roma nel Monastero di San Bonifacio ed Alessio, sul colle dell’Avventino, ed abbraccia la regola di San Benedetto. Qui vive nella penitenza e nella preghiera per quasi tre anni, fino quando, su richiesta di una ambasceria del proprio paese, non ritorna a Praga per riprendere il proprio ministero vescovile.

Giunge nella sua città nel 992 e si dedica con intensa attività alla moralizzazione dei costumi, alla fondazione dei monasteri e alla evangelizzazione. Compie viaggi missionari in Unghia ed in questa terra favorisce la diffusione del cristianesimo, tanto che la tradizione vuole che sia stato proprio Sant’Adalberto a battezzare Santo Stefano Re d’Ungheria. Sorti nuovi e più profondi contrasti con i governanti boemi, nel 995 il Vescovo è costretto a fuggire da Praga per la seconda volta e di nuovo si rifugia nel Monastero sull’Aventino, dedicandosi alla contemplazione ed alla preghiera.

Ma il Sinodo Romano, sollecitato dal Vescovo di Magonza e dall’Imperatore Ottone III, lo invita perentoriamente e ritornare a Praga per riprendere possesso della cattedra vescovile. Quando Adalberto è già sulla strada del ritorno, giunge notizia che tutta la sua famiglia è stata trucidata dagli avversari politici. Rivelatosi impossibile il ritorno, prende corpo il progetto di una missione evangelizzatrice nelle terre pagane della Prussia. Accompagnato dal fratello Gaudenzio, unico familiare superstite, Adalberto si prepara con entusiasmo alla missione.

Compie un pellegrinaggio di preparazione spirituale attraverso la Francia sulle tombe dei grandi Santi del passato e giunge in Germania presso la Corte dell’Imperatore Ottone III nel dicembre del 996. All’inizio della primavera dell’anno successivo, senza scorta armata ed in compagnia del fratello Gaudenzio e di un altro monaco, si inoltra in territorio pagano, ben conoscendo l’ostilità delle popolazioni indigene. Il 17 aprile 997 i tre missionari vengono arrestati mentre stanno predicando il Vangelo in un villaggio. Seguono un rapido processo, l’espulsione e la minaccia della morte, se fossero tornati. Pochi giorni dopo, Adalberto ed i suoi compagni riprendono il cammino verso altri villaggi per continuare la missione, ma contro di loro improvvisamente irrompe un manipolo di guerrieri al comando di un sacerdote pagano. Adalberto è trascinato su una collina, dove viene immediatamente trafitto da numerose lance ed ucciso sotto gli occhi terrorizzati dei compagni. I carnefici troncano poi la sua testa, infliggendola come monito sulla punta di un’asta. E’ il 23 aprile 997.

Le agiografie del tempo narrano che il corpo mutilato e straziato del Martire rimase per alcuni giorni vegliato, e difeso dall’aggressione delle fiere, da un’aquila, fino a quando non venne riscattato a peso d’oro dal Duca polacco Boleslao il Coraggioso e traslato con tutti gli onori nella Chiesa di Gniezno, elevata pochi anni dopo a prima Diocesi cristiana della Polonia. Questa traslazione è ancora oggi ricordata dalla Chiesa Polacca il 20 ottobre e probabilmente tramanda il ricordo della canonizzazione di Sant’Adalberto avvenuta nel 999 sotto il pontificato di Papa Silvestro II.

L’iconografia tradizionale raffigura il Martire con il corpo trafitto da sette lance, il capo mozzato tenuto in mano, mentre in alto vola un’aquila. Il culto del Vescovo Martire subito si è diffuso in tutta l’Europa germanica e slava e Sant’Adalberto è uno dei pochi Santi della liturgia latina celebrato ancora oggi dalla Chiesa Ortodossa russa. Le spoglie del Martire riposano ora nella Cattedrale di Praga dal 1060 e da allora fino ad oggi ogni 23 agosto in tutta la Boemia si celebra il ricordo della traslazione da Gniezno.

Come e quando la venerazione per Sant’Adalberto sia giunta, attraverso la Polonia, la Boemia e l’Ungheria, fino a Cormòns non è dato sapere. Certo che la dedicazione del Duomo di Cormòns al "Sanctus et christinissimus Martyr Christi Adalbertus" è antichissima, come è confermato da molti documenti storici.

Ogni pio cormonese ricordi la protezione del Santo Patrono, cantando l’inno che la tradizione a lui attribuisce:

Gesù Cristo abbi pietà di noi.

Tu, salute della nostra pace, abbi

Pietà di noi.

Ascolta, Signore, la nostra preghiera.

Dà a noi tutti, Signore,

Benedizione e Pace sulla terra.

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