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[wysiwyg_imageupload:35:]In molte delle nostre case, accanto al presepe, o in solitaria maestà, spesso risplende, pieno di luci e ricco di variopinti pendagli, anche l’albero di Natale.

I più ritengono, ma a torto, che sia un simbolo solo pagano e che mal si accosta al presepe, unica vera icona del Natale cristiano.

Ma così non è.

Già nel IV secolo, il siriano padre Ephrem riferisce che le case dei cristiani, durante i festeggiamenti dell’Epifania, erano decorate con corone di verdi fronde. Nel medioevo, poi, si era soliti ornare con rami, ramoscelli ed anche alberi le dimore durante le festività natalizie.

Antiche leggende ancor vive fino al X secolo narravano come le piante rifiorissero d’inverno il giorno della nascita del Cristo e come il verde perenne del bossolo o dell’abete simboleggiassero l’immortalità e la vita nuova che rinvigorisce nel mezzo del freddo inverno.

Il significato cristiano dell’albero di Natale, dunque, è originario e non deriva affatto dalle credenze celtiche legate al solstizio d’inverno o ad usi pagani.

In antichi calendari medievali alla data del 24 dicembre vengono non di rado associati i nomi di “Adamo” ed “Eva”.

L’albero era il protagonista delle rappresentazioni dette “Misteri”, nelle quali durante il periodo natalizio si rappresentavano i nostri progenitori nel Paradiso terrestre, il diavolo tentatore, l’Angelo Cherubino che li scaccia e si pone a guardia del “giardino” con la spada fiammante.

L’usanza di tagliare abeti e di adornarli all’interno delle case nel periodo natalizio si è molto sviluppata, specie nei paesi nordici, a partire dal XV secolo. Una cronaca della città tedesca di Schlettstadt risalente alla fine del cinquecento descrive un albero adornato con mele ed ostie appese.

Le mele rimandano, con chiara evidenza, all’albero della “tentazione”, origine del peccato e del male, mentre le ostie simboleggiano il pane eucaristico che muta l’albero del peccato in albero della vita: al frutto della “morte” si contrappone il “pane eucaristico” offerto da Cristo per il perdono.

In un antico diario redatto a Strasburgo nel 1605 si legge: “A Natale si rizzano alberi nelle stanze e ad essi si appendono rose ritagliate in carta multicolore, mele, ostie, ori vibranti, zuccherini”.

C’è in questo resoconto tutta una simbologia di evidente richiamo al messaggio cristiano: la rosa è un antico richiamo al “germoglio” che cresce sul “tronco di Jesse” (Isaia 11, 1), o l’eco dell’antica leggenda della rosa di Gerico che fiorì quando Maria la calpestò nella notte di Natale; gli “ori vibranti”, dal canto loro, con il loro luccichio preannunciano le candeline, e poi le luci che, in tempi più vicini a noi, faranno risplendere e luccicare l’albero natalizio, il quale così diventa albero della luce “che risplende nelle tenebre” (Gv. 1,5) e simboleggia Cristo che è “la luce del mondo” (Gv. 8,12).

Quando nel XIX secolo i soffiatori di Meisen riusciranno a costruire le sfere di vetro multicolori, queste sostituiranno le mele e le ostie saranno soppiantate dai biscotti; l’albero si riempirà via via di ogni oggetto che possa assumere il significato di “dono” a ricordo di quelli offerti al Bambino dai Magi nella Santa grotta di Betlemme.

O TannenbaumDein
Kleid will mich was lehren:
Die Hoffnung und Beständigkeit
Gibt Mut und Kraft zu jeder Zeit!
O Tannenbaum
Dein Kleid will mich was lepre

(Oh albero di Natale
Il tuo vestito mi vuole insegnare qualcosa:
La speranza e la costanza
Dammi coraggio e forza in ogni momento!
Oh albero di natale
Il tuo vestito mi vuole insegnare qualcosa)

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