COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
Cento anni fa, il 20 febbraio1921, Cormons fu ufficialmente annessa all’Italia. Era un atto conseguente al Trattato di Rapallo che definiva i confini orientali. L’Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, che poi si trasformerà in Regno di Jugoslavia, stabilirono consensualmente i confini dei due Regni e le rispettive sovranità. Quella trattativa, durata poche settimane, oltre a richiamarsi al Patto di Londra del 1915 tra le forze dell’Intesa e l’Italia, si ispirò al rispetto reciproco dei principi di nazionalità e di autodeterminazione dei popoli emersi alla Conferenza per la pace di Parigi. Il Trattato di Rapallo rappresentò la conclusione, salvo il nodo irrisolto di Fiume, del processo risorgimentale di unificazione italiana, con il raggiungimento dello spartiacque orientale alpino e l'annessione di Gorizia, Trieste, Pola e Zara. come aveva chiesto l’Italia fin dall’inizio delle trattative condotte dal ministro degli Esteri Carlo Sforza, anche se poi l’accordo venne siglato dal presidente del Consiglio Giovanni Giolitti.
Il giorno dell’annessione, era la seconda domenica di quaresima, ci fu grande festa a Cormons, che era pavesata a festa. Le trionfalistiche cronache di allora raccontano di una presenza nutrita di rappresentanti e autorità giunte da varie città della provincia e della regione e anche da fuori come il sindaco di Venezia Davide Giordano Gli ospiti vennero accolti alla stazione ferroviaria tutta imbandierata. Nel Duomo il parroco don Giuseppe Peteani celebrò una Messa solenne, mentre nell’allora piazza XX Settembre (oggi via Sauro), dinanzi al municipio, si tenne la cerimonia ufficiale con la proclamazione dell’annessione. Come si legge nel libro “Cormons-Brazzano 1917-18”, il discorso ufficiale venne tenuto dal commissario civile Rodolfo Bennati. Nel suo intervento, intriso di patriottismo, Bennati sottolineò come “in questo fausto giorno noi ci sentissimo nella storia come continuatori operanti nell’ideale di fratellanza, di concordia e di amore; vorrei che tutti voi o cittadini sentiste la bellezza di questo giorno e che nessuno osasse offuscare la serenità della manifestazione; vorrei che da tutti i cuori s’innalzasse fervido un inno di riconoscenza verso l’Italia e verso il Re; vorrei che da oggi sopita ogni passione, senza fanatismi, senza intransigenze avesse inizio per il bene comune una nuova era dei pace duratura e dei fecondo lavoro”.
Seguirono poi altri interventi quali quelli del commissario civile di Gradisca Roberto Roberti, in rappresentanza anche del senatore Antonio Mosconi, il dirigente della scuola locale Andrea Pizzul e il cav. Enrico Francischi rappresentante dei Fasci di combattimento cormonesi, che erano stati costituiti da poco. Nel Teatro comunale il discorso conclusivo venne tenuto dal professor Giovanni Battista Garassini, mentre nella sala Volta si tenne il banchetto ufficiale. La sala si trovava in via Dante e fino al primo conflitto mondiale era la sede della Società Cormonese Austria e trasformata poi, alla fine della guerra in una sala da ballo.
La giornata si concluse al Teatro Comunale con una serata di ballo il cui ricavato venne destinato alla costruzione di un monumento al Fante.
In occasione della giornata dell’annessione fu anche scoperta una lapide sulla facciata del palazzo municipale a ricordo degli otto volontari caduti durante la prima guerra mondiale. Erano tutti residenti a Cormons, ma di nazionalità italiana, i cosiddetti “regnicoli” che allo scoppio della guerra oltrepassarono il confine e si arruolarono con l’esercito italiano. Per celebrare la storica giornata venne emessa anche una cartolina commemorativa che raffigurava in primo piano il campanile del Duomo sul quale sventolava un grande tricolore e la scritta “dopo quattro secoli di odioso servaggio Cormons celebra esultante la sua annessione alla Madre patria”.
Una conseguenza del Trattato di Rapallo fu l’indizione delle elezioni amministrative, le prime dopo al fine della guerra a cui parteciparono sia come elettori passivi che attivi tutti i cittadini maschi. A Cormons vinse il Partito comunista e sindaco fu eletto Antonio Sfiligoi che dal 15 gennaio 1922 presiedette una giunta comunale composta da Ennio Battistutta, Costantino Brandolin, Luigi Ferlat, Isidoro Menon e Francesco Nicolausic. La prima amministrazione comunale eletta dal popolo non ebbe vita facile. Preso di mira dalle squadre d’azione fasciste, Sfiligoi respinse ogni richiesta di dimissioni: Ma alla fine dovette cedere. Il 9 novembre dello stesso anno il prefetto sciolse il Consiglio comunale e Antonio Sfiligoi fu deposto dalla carica e sostituito da Alessandro Visca, in qualità di Commissario prefettizio straordinario. Era arrivato il fascismo e a Cormons finì la democrazia.
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