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Pio XCi fu anche un papa che visitò il santuario di Rosa Mistica Si tratta di san Pio X, giunto a Cormòns il 15 settembre 1899 nelle sue vesti allora di patriarca di Venezia. Il cardinale Giuseppe Sarto si trovava a trascorrere alcuni giorni di riposo ospite a Rosazzo dell’arcivescovo di Udine monsignor Pietro Zamburlini, suo amico. E fu proprio monsignor Zamburlini ad accompagnare in carrozza il patriarca a Cormòns per una visita al santuario di Rosa Mistica, sostare in preghiera dinanzi alla statua delle Vergine e incontrare i sacerdoti della zona e le Suore della Provvidenza. Fu un incontro, come si legge nella cronaca del convento, fuori dell’ufficialità e con tratti amichevoli e anche spassosi inseriti nel racconto del cardinale. Ma lasciamo raccontare alla cronista l’incontro tra il patriarca e le suore.

“Mentre mons. Zamburlini chiese di ritirarsi sopra per scrivere all’Arcivescovo di Gorizia, sua eminenza si trattenne coi sacerdoti accorsivi per ossequiarlo. Nel frattempo raccontò diversi fatterelli e aneddoti assai lepidi di Monache e di Suore avvenuti a lui stesso. Ogni qual tratto la M. Generale (suor Cecilia Piacentini, ndr.), faceva delle osservazioni in loro difesa, ed egli incalzava ancora di più ma con tanta grazia e lepidezza da far scoppiare dalle risa i Sacerdoti che avidamente lo ascoltavano, però si scorgeva lo sforzo che questi facevano per contenersi nei limiti della convenienza e del rispetto. Infine la Madre Generale gli disse: Eminenza in che stima mette le Suore presso questi giovani Sacerdoti! Ed egli: Oh, io le stimo tanto che quando ho bisogno di qualche grazia scrivo di mia mano un biglietto a tutti i Conventi di Venezia domandando una Novena o un Triduo e sono certo di ottenere quello che bramo, perché Gesù benedetto concede tutto ciò che le sue Spose domandano. (Ed era vero, ci assicurò di questo monsignor Zamburlini)”.

Il patriarca volle recarsi fuori e a piedi raggiunse l’orto. Poi la madre generale lo invitò a recarsi nella sala dove erano convenute le suore, ma nonostante le insistenze di suor Cecilia il cardinale rifiutò dicendo che “di suore ne conosce anche troppe, e lì sotto l’atrio di San Giuseppe benedisse tutte senza vederle”. Prima di accommiatarsi il patriarca disse alla madre generale. “Mi spiace… mi spiace”, ma senza finire la frase. La completò suor Cecilia: “D’averne dette tante?” “Oh, soggiunse egli: ne avrei potuto dire molte di più! Ne avvengono tante nei Conventi. E la Madre: Oh qui, Eminenza, tra noi regna la pace e la concordia siamo cor unum ed anima una. Ed egli con benevolenza: e si sa che voi altre se tutte sante; e con ciò partì lasciando dolcissimo ricordo di sé”.

Quattro anni più tardi, il 4 agosto 2003 nel conclave indetto dopo la morte di Leone XIII venne eletto papa proprio il patriarca di Venezia Giuseppe Sarto che salì al soglio pontificio con il nome di Pio X. Di quell’elezione ne fa cenno anche la cronaca delle Suore della Provvidenza di Cormons. “Quando fu qui, né Egli né noi si avrebbe mai supposto che in breve sarebbe divenuto Papa Pio X. Iddio lo benedica protegga e conforti. Da parte nostra non mancheremo di aiutarlo nel gravissimo carico con le nostre preghiere e coi nostri piccoli sacrifici. Sentiamo tutte per Lui un affetto smisurato ed una compassione profonda conoscendo la ripugnanza estrema che soffrì nell’addossarsi quel peso…”.

Rosa MisticaPapa Sarto non dimenticò quella sua visita fatta a Cormons e l’incontro con la statua di Rosa Mistica se nell’estate del 1905 accogliendo una richiesta avanzata dalle suore attraverso il gesuita goriziano padre Voltolino, donò due gemme, “due lucentissime ametiste per le corone da farsi a Rosa Mistica e al Santo bambino”. La Madre generale, infatti, già dal 1890 pensava all’incoronazione della Madonna e aveva aperto la “cassa di Rosa Mistica” con un’offerta di 15 fiorini. “Le suore attive – come scrive suor Margherita Makarovic in ‘La solerte giardiniera di Rosa mistica’ – e anche quelle dell’infermeria vi avrebbero aggiunto in seguito il ricavato di piccoli lavori artistici eseguiti a tale scopo per gli estranei”. Il 1° agosto 1908 la signora Natalina Boschi Tomadoni, quale grazia ottenuta dalla Madonna per la nascita della figlia che attendeva da tanto tempo, regalò a Rosa Mistica la rosa d’oro con gambo d’argento, opera di una argentiere udinese, con in mezzo una bellissimo brillante, costato, come si legge sempre nella cronaca conventuale 100 fiorini pari a 200 corone austriache. A questo punto “Rosa Mistica attende per sé e per il bambino solamente le corone”. La svolta avvenne nel gennaio Moto di Pio X1905 quando il gesuita Alfonso Casoli, rettore del collegio Leone XIII di Milano e predicatore in quell’anno del triduo in onore di Rosa Mistica, conosciuto il desiderio delle suore, si offerse di “sorvegliare il lavoro di oreficeria se volessero farlo a Milano”. La Madre generale acconsentì e decise così di aprire la “cassa di Rosa Mistica”; poi vennero raccolte croci, anelli, catenine d’oro, orecchini che le suore avevano portato con sé quando entrarono nella congregazione. Il tutto venne affidato a padre Casoli. Le corone vennero consegnate alle suore nel settembre del 1906. Così si legge nelle Cronaca conventuale: “Il lavoro è di squisito gusto artistico, nell’interno corre una fascia col nome ‘Mariae Rosae Misticae’, ‘a Sorores Providentiae 1906’ su quella del bambino. Sono ambedue timbrate dalla finanza di Trieste… Tutto e compreso il valore complessivo ammonterà a corone 4000 in circa”.

Suor Cecilia Piacentini non poté veder coronato il suo sogno. Morì nel 1928, tre anni prima che arrivasse dal Capitolo Vaticano, firmato dall’allora cardinale Eugenio Pacelli futuro Pio XII, il consenso all’incoronazione della Madonna con il titolo di Rosa Mistica. Fu la superiora della casa suor Adeodata Rizzi animatrice e promotrice del grande evento che fu celebrato solennemente il 20 settembre 1931. Fu l’arcivescovo di Gorizia monsignor Francesco Borgia Sedej a incoronare nel duomo di Sant’Adalberto la Madonna e il Bambino, collocati poi nell’urna che si trova ancora sopra il rinnovato altare maggiore della chiesa di Santa Caterina.

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