COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
Dopo Orsola de Grotta, un’altra religiosa cormonese ha caratterizzato la storia di un ordine monastico. Si tratta di suor Cecilia, al secolo Ernestina Piacentini, che fu per 40 anni, dal 1880 al 1920, madre generale dell’ordine delle Suore della Provvidenza consolidando e ampliando la struttura tanto che viene considerata la cofondatrice della congregazione fondata nel 1845 da san Luigi Scrosoppi.
Ernestina nacque a Cormons il 23 novembre 1836, decima di dodici figli di Giuseppe Piacentini e Cecilia Jug, una famiglia, legata ai nobili cormonesi. La giovane Cecilia era dedita a una festoso ritmo di vita, intrecciando relazioni di amicizia con tutta la buona società cormonese: apriva i suoi salotti alle nobili dame come la contessa Strassoldo Locatelli, sua intima amica, e la cognata baronessa Caterina Del Mestri. Ma quando nacque Ernestina tutti quegli agi erano finiti. Il padre inesperto nel mondo degli affari, amante della vita galante e sfarzosa, perduto nella passione del gioco, finì per mandare in rovina la famiglia. Finite le feste, Cecilia Piacentina fu costretta a trovare un lavoro nel palazzo della Contessa Locatelli, che si offrì anche come nutrice a offertogli dall’amica contessa Locatelli, che si era anche offerta come nutrice della piccola Ernestina e per tutta la vita si vanterà di essere stata una sua seconda mamma. Trent’anni più tardi la contessa fu tra le benefattrici che consentirono l’arrivo delle Suore della Provvidenza a Cormòns.
Nel 1843 a Giuseppe Piacentini viene offerto un lavoro di lavoro a Trieste e così trasferisce la sua famiglia nel capoluogo giuliano. La famiglia Piacentini lascia Cormons. Ernestina cresce ma i fratelli la considerano la “scemetta” della famiglia perché solo a quattro anni riesce a dire le prime parole e solo a sei riesce a parlare in modo fluido. E’ grazie alla madre, che ha per lei una grande venerazione, Ernestina apprende l’amore per Gesù ed è grazie sempre alla madre che, dopo una giovinezza attratta dal divertimento spinta dai suoi fratelli, la sprona a una vita più morigerata. A Trieste Ernestina ha come confessore padre Ludovico del convento dei cappuccini di Montuzza, che la indirizza spiritualmente. Alla richiesta di Ernestina di farsi suora, padre Ludovico risponde con un secco no. Solo a seguito delle insistenze le consiglia di rivolgersi all’istituto udinese di padre Scrosoppi, dove inspiegabilmente riceve un rifiuto. Allora bussa alla porta delle vicine “signore Dimesse”, che si occupavano delle fanciulle aristocratiche del Friuli e che vivevano senza voti religiosi. Viene accettata, ma non è quella la strada da lei sognava: voleva una vita austera al servizio degli altri e dei più poveri. Non demorde. E si rivolge ancora una volta alla Casa delle derelitte di padre Scrosoppi, il cui muro confinava con la campagna delle Dimesse. E questa volta la porta si apre, grazie all’interessamento del direttore della Dimesse, don Francesco Fantoni e di padre Lodovico. Il 6 giugno 1863 entra nella Casa della Provvidenza e l’anno successivo, il 18 aprile a 26 anni, presente la mamma, avviene la vestizione di novizia e prende il nome della madre, suor Cecilia di Gesù. Da novizia fa le sue prime esperienze assistendo i malati all’ospedale di Portogruaro, poi nel 1866 i feriti della terza guerra di indipendenza che si combatte anche nel Friuli.
Padre Scrosoppi vede in suor Cecilia la tempra dell’educatrice che, dopo aver conseguito il diploma magistrale, intraprende la strada dell’insegnamento che svolge in tre tappe: a Udine, a Primiero nel Trentino, e a Cormòns. A Primiero suor Cecilia si scontra con la superiora madre Gioseffa Luigia Visintin, psichicamente debilitata dopo una malattia contratta nell’assistere i vaiolosi. Suor Cecilia è a un passo dall’espulsione della congregazione in base alle false informazioni fornite dalla sua superiora. La salva l’intervento di padre Giuseppe Rossi, un gesuita che per anni fu padre spirituale delle Suore della Provvidenza e che suor Cecilia aveva conosciuto durante una breve permanenza a Cormòns e al quale aveva confidato le sue pene.
A Cormòns ritorna nel 1871 inviata da padre Scrosoppi per insegnare nella scuola gestita dalle Suore della Provvidenza e non lascerà più il suo paese natale. L’anno successivo viene nominata superiora e lo farà per sette anni. A Cormòns dal giugno 1866 c’è la sede generalizia della congregazione e il 12 maggio 1980 il Capitolo la elegge superiore generale. Suor Cecilia ha 44 anni e reggerà quell’incarico fino nel 1920. In quell’elezione c’è senza dubbio l’assenso di padre Scrosoppi, che nei primi anni è al suo fianco, la scruta e l’ammira e di lei dice che “è ammirabile per la sua grande attività e per il grande zelo che ha per la gloria di Dio; tutte la amano e la ammirano. E’ proprio un’anima prediletta dal Signore”. Quarant’anni importanti per la congregazione che ha superato i momenti difficili subito dopo la morte del fondatore padre Scrosoppi avvenuta il 3 aprile 1884, quando, come scrive suor Margherita Makarovic in “La giardiniera di Rosa Mistica”, corposa e puntuale biografia di suor Cecilia, c’era il rischio la stessa sopravvivenza della Congregazione. Fu un anno difficile per le Suore della Provvidenza che madre Cecilia, con pazienza e discrezione, riuscì a superare grazie anche ai consigli di alcune madri anziane, di mons. Antonio Feruglio subentrato a padre Scrosoppi quale direttore della casa generalizia e del padre spirituale padre Rossi, padre spirituale.
Sarà suor Cecilia a far germogliare rigoglioso quel seme gettato da padre Scrosoppi. Le Suore della Provvidenza sono presenti ormai in diverse località e la madre generale, dopo un’accurata indagine, favorisce l’espansione non solo nel Trentino, ma anche in Istria e nel Goriziano. Nel Trentino, oltre a Primiero e Tesero, la congregazione viene chiamata a dirigere il manicomio di Pergine, la scuola materna e l’ospedale di Roncegno. In Istria, tra il 1896 e il 1911 seguono ospedali, ricoveri e scuole a Pola, Pirano, Parenzo e Umago. Nel 1908 nasce a Gorizia il “Nazareno”, grazie anche ai consigli di don Luigi Faidutti e gli incoraggiamenti dell’arcivescovo Borgia Sedej, e dove trasferì il Noviziato e che dal 1929 diventerà la Casa generalizia della congregazione; a Grado le suore sono presenti alla scuola di lavoro e alla materna e poi all’ospedale; a Monfalcone nella scuola materna.
Madre Cecilia riesce anche a far approvare dalla Santa Sede le costituzioni della comunità religiosa, dopo che padre Scrosoppi ci aveva provato nel 1861 e nel 1867 ed entrambe le volte se l’era viste restituire con proposte di emendamenti. Ma dove non si riesce il fondatore, ci arriva suor Cecilia. Dopo una permanenza a Roma, il 23 settembre 1891 ottiene l’approvazione delle Costituzioni e ricevendo la benedizione da papa Leone XIII. A lei si deve anche la rinascita della chiesa di Santa Caterina e la devozione a Rosa Mistica.
Indubbiamente suor Cecilia era capace di comandare – non si dirige una congregazione per 40 anni se non si ha tale qualità – ma han saputo guidare e amare le sue suore. “Dobbiamo possedere spirito di maternità – scriveva – di modo che le suore possano riscontrare in noi la mamma che hanno lasciato. Quindi vigilare sui loro bisogni, soccorrerle, trattarle con amorevolezza e affetto, compatirle instancabilmente; insomma procurare loro benessere spirituale e materiale”. Ma fu anche una persona discreta che non cercò onori e meriti, preferendo lavorare nel silenzio. Fu restìa ad ogni forma di pubblicità – di lei esiste una sola fotografia scattata non senza difficoltà da una sua consorella – e non fu certo felice quando il 5 giugno 1913 l’“Idea del popolo” ricordò il 50.mo anniversario della sua entrata nella congregazione. “Nessuno si accorse che l’altro ieri una delle donne più benemerite della nostra provincia, madre Cecilia Piacentini, superiora generale delle Suore della Provvidenza, celebrava nel silenzio il cinquantesimo anniversario della sua entrata in religione – riportava il cronista -. Tessere le lodi della Reverendissima Superiora è superfluo, nel mentre una trentina di conventi di suore ospitaliere ed uno stuolo di poveri ed una eletta schiera di giovinette e di bambini, e centinaia di figlie affettuose parlano da sole in lode della buona Madre, che da decenni vive e si affatica per loro. Madre Cecilia è e resterà una figura delle più nobili e attive che abbiano illustrato la nostra provincia. La storia dirà di lei: passò facendo del bene a tutti”.
Nel 1920 suor Cecilia, ormai ottantaseienne, lascia volontariamente l’incarico di madre generale e rimane nel convento di Cormòns fino alla morte avvenuta il 7 gennaio 1928. Le sue spoglie il 22 novembre del 1950 vennero solennemente traslate dal cimitero e ora si trovano nella cripta della cappella di San Giuseppe, che si trova nel retro dell’altare maggiore della chiesa di Santa Caterina. E concludiamo con le parole che disse anni fa monsignor Giuseppe Trevisan: “A lei la nostra riconoscenze e per lei, cormonese, la nostra gioia”.
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