COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
Il pomeriggio del 2 febbraio Festa della Presentazione di Gesù al Tempio si è vissuta al Santuario di Rosa Mistica la Giornata della Vita Consacrata e il Giubileo della Presentazione di Gesù al Tempioita Consacrata. L'Arcivescovo Carlo ha chiesto ai consacrati e alle consacrate di essere segno della profezia dell'attesa.
"Se ripercorriamo velocemente la storia della nostra civiltà europea occidentale – ha detto il Vescovo – dobbiamo constatare una progressiva trasformazione dell’attesa fino ad arrivare a una sua estinzione. Senza alcuna pretesa di presentare qui un preciso quadro storico degli ultimi secoli, pensò però si possa dire che dopi il medioevo, fortemente caratterizzato da un atteggiamento di attesa, notevolmente sbilanciato sulla prospettiva di una fine, spesso connotata in termini anche di timore e di paura di un castigo riferito a Dio, ma anche di speranza per un suo intervento definitivo di salvezza, si è progressivamente passati a un’ attesa che ha abbandonato via via il riferimento a Dio e alla fine ha persino perso il suo senso”. Dopo aver ricordato che nei due secoli passati si sono affermate ideologie che “invitavano a sperare in un avvenire, ma realizzato dagli uomini, spesso con metodi totalitari o rivoluzionari, comunque violenti: da qui i vari “–ismi”: nazionalismo, fascismo, nazismo, comunismo, eccettera” e le utopie del ’68 vanificate nella droga e nella ricerca della libertà individualistica, monsignor Redaelli ha affermato che “tutte queste realtà sono finite nella delusione e spesso nel sangue e nei lutti. Oggi nessuno promette più di un futuro e nessuno si azzarda a sperare qualcosa. C’è forse una meta chiara, uno scopo verso cui tendere per la nostra società? Per l’Europa? Per l’Italia. Si vive alla giornata con orizzonti limitati: cosa fare stasera, cosa nei prossimi giorni, cosa nella prossima vacanza (se ci sarà), forse cosa l’anno prossimo. Dio per altro è scomparso, non è più l’atteso né come giudice, né come salvatore. Non si vive contro Dio e neppure senza Dio, perché non ci si pone neppure il problema di Dio. Si vive così, chiusi in se stessi, senza futuro, senza meta, senza speranza”.
Che fare dunque per tornare ad attendere, a vivificare la liturgia che è ricca di riferimenti, in attesa, a far sì che Dio sia determinante per le nostra vita, per le nostre scelte, a far sì che i singoli cristiani e la stessa comunità attendano davvero la venuta del Signore? L’Arcivescovo, rivolgendosi ai religiosi ha affermato che “sarebbe un bellissimo risultato dell’anno della vita consacrata, che si chiude, se esso non avesse risolto tutti i problemi degli istituti (invecchiamento, scarsità di vocazioni, surplus di strutture, …), se avesse rafforzato nei consacrati la convinzione di essere persone che vivono la profezia dell’attesa e che questo è il loro principale servizio in una Chiesa che rischia di perdere la speranza, di richiudersi un po’ delusa su se stessa”. Care consacrate e cari consacrati – ha concluso monsignor Redaelli – mantenete viva l’attesa di tutta la Chiesa e con tutti i cristiani che vogliono davvero vivere secondo il Vangelo, sappiate donare un po’ di speranza a questo mondo che sembra aver perso Dio e anche il futuro. Ma Dio, con la sua misericordia, non vuole perdere: per questo siamo pieni di speranza”.
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