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La testimonianza di Giuseppe che era a Ottawa il 22 ottobre 2014

Qesta è la testimonianza di Giuseppe un giovane della parrocchia di Sant’Adalberto in Cormòns, impegnato nel Ric come animatore del GRST, che era in OttawaCanada il giorno dell’attentato a ottawa.

"Ottawa 22 ottobre 2014, ore 10 locali. 36 ragazzi del Liceo Classico Europeo Uccellis impegnati in uno scambio di studio a Ottawa per 15 giorni sono sul punto di salire sull’autobus che li condurrà al parlamento della capitale canadese mentre era in corso una seduta a porte chiuse, quando ricevono la notizia che ha mandato nel panico l’intero Paese.

I ragazzi, ospiti della “Longfields Davidson Heights School”, appena terminata una breve introduzione alla politica canadese, vengono informati da una studentessa della stessa dell’attentato a Parliament Hills, mandando tutti nello sconcerto.

Subito i ragazzi si sono precipitati nella caffetteria della scuola, dove il maxischermo mostrava le immagini dei tentativi di rianimazione di Nathan Cirillo, il soldato 24enne italo-canadese che ha perso la vita per un colpo al petto davanti al War Memorial, a pochi passi dal Parlamento.

La scuola ha subito dichiarato lo stato di “lockdown” impedendo a chiunque di entrare o uscire dalla scuola per motivi di sicurezza. La sospensione delle lezioni, tende abbassate, notizie incerte, annunci poco chiari all’altoparlante, scarsità di luce e decine di chiamate e messaggi provenienti dall’Italia hanno contribuito al diffondersi della preoccupazione fra gli studenti italiani che continuavano a prestare attenzione alle immagini sul maxischermo e a cercare notizie su internet per essere il più informati possibile sull’accaduto.

Dall’altro lato, però, è da sottolineare la calma mantenuta dalla maggioranza degli studenti canadesi che si è rivelata sconcertata di fronte all’accaduto, ma comunque serena e priva di apprensione. Molti degli studenti canadesi si sono addirittura sentiti in dovere di scusarsi con noi per ciò che stava accadendo, affermando che anche per loro questa era una situazione assolutamente inusuale.

La tensione per i ragazzi italiani si è comunque protratta fino a tarda sera, quando molti dei genitori delle famiglie ospitanti hanno fatto rientro a casa dopo che lo stato di “lockdown” era stato revocato anche dal centro della capitale canadese, dove molti di essi lavorano. Personalmente parlando, la madre della famiglia di cui sono ospite ha fatto rientro solo a tarda serata, quando le è stato dato il permesso di lasciare l’edificio in cui lavora, situato a pochi metri dal War Memorial. Appena rientrata a casa ha abbracciato tutti, compreso me, contenta che la paura fosse passata e che tutti stessimo bene. Il suo lavoro la porta a stretto contatto con il Parlamento essendo impegnata nell’ambito delle telecomunicazioni.

–Il giorno stesso mi sarei dovuta recare in Parlamento per un incontro- mi ha riferito ancora scossa- ma appena dopo lo sparo ci è stato ordinato di allontanarci dalle finestre e di chiuderci nel nostro ufficio e di non uscire per alcuna ragione fino a nuovi ordini. Ho avuto davvero paura. Dalla mia finestra riuscivo a vedere perfettamente i primi soccorsi al soldato-. Appena rientrata ha voluto parlare con mia madre al telefono per rassicurarla. -Quando ho lasciato il mio ufficio c’erano ancora decine di poliziotti e due carri armati- ci ha raccontato.

Per molti canadesi questo avvenimento è stato considerato come un punto di svolta fondamentale per la vita di ciascuno di essi, come riferiscono molti dei media e dei giornali, che da anni vedono questo genere di attacchi accadere negli Stati Uniti, ma ritenendosi immuni a tutto ciò. Che qualcosa stia cambiando?

Ancora a distanza di giorni, i giornali non parlano d’altro e perfino il mondo dello sport ne ha risentito. La sera stessa il derby più sentito di tutta la stagione di hockey (sport nazionale) fra Ottawa e Toronto è stato cancellato. Sabato ho poi avuto la fortuna di assistere alla partita fra Ottawa e New Jersey. Prima dell’inizio della stessa tutto il Canada si è fermato per una manciata di minuti. Nei tre stadi canadesi di Ottawa, Toronto e Montreal, nello stesso istante intorno alle 19, è stato tenuto un minuto di silenzio, seguito poi dall’inno Canadese alla presenza delle forze dell’ordine canadesi per ricordare Nathan Cirillo.

Da straniero non ho potuto non notare l’unità di questo paese nonostante le diverse etnie, forse un aspetto dal quale tutti gli stati dovrebbero attingere. A giorni di distanza il War Memorial riceve ogni giorno centinaia di visite di cittadini che tengono a ringraziare il Soldato per il suo lavoro e che lasciano fiori oppure un lumino per far sì che il suo ricordo rimanga vivo. Da sottolineare anche le migliaia di persone che si sono riunite nelle strade con bandiere canadesi durante lo spostamento della salma da Ottawa a Hamilton, da dove il soldato Nathan Cirillo proveniva.

Abbiamo solo da imparare da un Paese come questo, da sempre considerato il fratello minore degli Stati Uniti, ma che si è dimostrato più forte di quanto chiunque potesse immaginare.

Giuseppe Lavanga"

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