COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
Una scossa tellurica ad un’intera comunità, una scudisciata tremenda sulle nostre certezze, una folgore ad illuminare le nostre debolezze.
E’ quanto scrivevo su queste pagine (Voce Isontina NdR) in quel gennaio del 2001 sulla tua scomparsa, Rosa: dieci anni che sembrano ieri. E che sia stato un terremoto per la nostra comunità lo conferma quella stanza ora a te dedicata, quella targa con le parole di Quoist, don Mario e Padre Vit, gli amici di un tempo, i giovani del ricreatorio ma anche tanta gente comune. Tanta gente per ricordarti.
Tratteggiare la tua figura non è semplice o, forse, è fin troppo semplice. Nel senso che qualcuno si aspetta chissà quali doti ma in realtà sei stata una persona semplice e umile che hai dedicato tutto il tuo tempo libero per un’ideale, quello dell’educazione dei giovani, di fare comunità intorno alla fede in Cristo.
Sono pressoché certo che da lassù, in qualche angolo, hai biasimato la celebrazione a te dedicata, ti sarai nascosta come facevi alla fine degli spettacoli dei ragazzi per non beccarti i complimenti oppure quando ti nascondevi alle feste al Ric per rifiutare un invito a ballare o per farti fotografare. Era ritrosa a non comparire anche se intimamente c’era soddisfazione per il successo dell’iniziativa o per l’attenzione creata. Sei cresciuta, come tanti di noi, in ricreatorio, vivendo quegli anni, come ha ricordato don Mario, del post Concilio con le prime, innocenti dissacrazioni, le battaglie per rompere certi schematismi e affrontare temi sociali che allora erano tabù. E per questo non sempre apprezzate.
Non eri certo tipo che arretravi se credevi in un’iniziativa, in un’idea che portasse nuovi stimoli, nuove aperture, nuovi dibattiti. Gli scontri non sono mancati ma il tutto, comunque, volevi restasse all’interno della comunità ecclesiale, nella cornice di quel ricreatorio che era diventata la tua famiglia, anzi, che ti portavi il ricreatorio in casa (per buona pace di Remo). Era insomma, la voglia di mantenere in vita un’esperienza nata nella gioventù, dal “trio della Subida”, maturata con gli anni: tenere vicini i giovani per educarli a vivere le tante verità del Vangelo.
Così dall’esperienza dei primi gruppi parrocchiali, dalla partecipazione ai primi campi estivi diocesani, hai voluto l’Azione Cattolica a Cormòns (era il 1983) un modo, credo, per istituzionalizzare un’attività che era ormai nei fatti ma che rischiava di essere emarginata; ma soprattutto per offrire una strada da percorrere ai giovani che frequentavano il Ric, dare loro un punto di riferimento. Ci sono stati momenti anche di crisi, con una guida spirituale spesso latitante ma tu, imperterrita, sei comunque andata avanti, organizzando campi estivi e rappresentazioni sacre, giornate dell’adesione e incontri al Ric. E l’Azione Cattolica è cresciuta negli anni diventando uno dei validi percorsi educativi della parrocchia.
Ma c’è stato spazio anche per i temi sociali, per il Vangelo dei poveri e dei diseredati, le marce della pace come l’incontro con Padre Zanotelli per portare all’attenzione, di fronte al nostro benessere, lo scandalo della povertà, degli emarginati, di chi ogni giorno combatte per consumare gli avanzi del mondo occidentale.
La malattia, un vero e proprio martirio, ha interrotto bruscamente la tua vita, forse nel momento della messe. Ma il tuo impegno, il tuo sacrificio non è stato vano: resta nella memoria della comunità, in quella targa al Ric che ogni giorno ne richiamerà il ricordo e l’impegno.
Ci siamo lasciati con le parole di Qoelet: “c’è un tempo per nascere e un tempo per morire….”; per ogni cosa della vita, cioè, c’è il suo tempo. Essenziale è dare un senso alle cose, alla vita. Come tu hai fatto.
Claudio Femia
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