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Mercoledì 27/11 alle ore 20:30 presso il Ricreatorio Parrocchiale di Cormons si riunirà il Consiglio dell'Unità Pastorale --- Giovedì 28/11 alle ore 18:00 presso il Duomo di Cormons Prima Confessione dei bambini che stanno seguendo il percorso preparazione al sacramento della Comunione --- Venerdì 29/11 alle ore 10:00 in Viale Friuli n. 31 a Cormons apre il Mercatino Missionario della Parrocchia --- Sabato 30/11 a Borgnano mercatini di Natale organizzati dall'Associazione "Chei Dal Poz" --- Sabato 30/11 dalle ore 15:00 in Via Raccogliano n. 2 a Romans d'Isonzo, presso la sala "M. Galupin" incontro di formazione per i membri dei Consigli Parrocchiali per gli Affari Economici ---

UN SERVIZIO CIVILE BURKINABÉ

Si riporta l'articolo di Filippo Doria pubblicato sul n. 5 del 22 gennaio 2013 del "Foglio di Informazione & Collegamento con la Realtà burkinabè":[wysiwyg_imageupload:187:]

Dunque eccoci qua, l’anno di servizio civile è al termine, gli undici mesi in Burkina si stanno concludendo, tra un saluto e un brindisi, si cominciano a preparare i bagagli. Insomma si parte, si torna in Italia…

Descrivere le emozioni e i pensieri che si hanno dentro in momenti come questi non è facile, sono momenti in cui sei preso tra due fuochi, un’origine e una destinazione, entrambe importanti. Non è facile, c’est pas facile! Da una parte la voglia di tornare, riabbracciare famiglia e amici e tentare di raccontare a loro quello che è stato il mio anno qui e riaggiornarci sui momenti persi, ma dall’altra è forte anche la voglia di restare e continuare a scoprire questa terra e le sue genti.

Questo anno di servizio civile è stato indubbiamente un anno di incontri e di occasioni di apprendimento, non tanto dal punto di vista professionale quanto più dal punto di visto umano e sociale. Un anno di esperienze che lasciano il segno nel proprio percorso formativo. E lo è stato sin dall’inizio, sin dalla formazione pre-partenza in quel di Catania, dove eravamo una quarantina di ragazzi e ragazze a condividere le emozioni e le tensioni a pochi giorni dalla partenza per luoghi così lontani. E forse è proprio per questa sintonia emozionale, questo situazione comune, che si è creato un particolare legame nel giro di pochi giorni.

Poi è arrivato il momento della partenza, dove inizi a immaginare come sarà quel paese lontano, come sarà la gente, come ti troverai là, quali situazioni dovrai affrontare, ma alla fine ti dici che è impossibile farti un’idea prima di arrivarci e quindi lasci stare e aspetti serenamente di essere abbracciato da questa una nuova realtà.

E il Burkina Faso si è dimostrato effettivamente un luogo di scoperte continue, di apprendimento quotidiano. Non è semplice, e si incontrano difficoltà, è uno sforzo che richiede del tempo per capire, per entrarci, per iniziare a “vestire i panni locali”, ad abitare la realtà locale, ma una volta superati i primi scogli è un mondo che sa ripagarti, che sa donarti gioie e soddisfazioni. Come ogni valore è posto al termine di un percorso ad ostacoli, te lo devi guadagnare con fatica, e a dire il vero la cultura e le tradizioni qui sono così ampie e differenti dalle nostre, che il percorso non giunge mai al termine.

Il popolo burkinabé è un popolo che sa farsi amare, che dunque può facilitare notevolmente il compito di chi tenta di calarsi nel suo mondo. È il popolo dell’accoglienza e della socialità, i burkinabé son sempre pronti a darti un caloroso benvenuto, a salutarti con delle interminabili formule di rito e a scambiare due parole con te. Sempre positivi, ottimisti, pronti a minimizzare i problemi, senza mai scoraggiarsi e pronti a ripartire, retaggio di una storia sempre travagliata. E quando puoi dimostrare loro di non essere un turista di passaggio, ma di vivere e conoscere un pochino il loro mondo, allora la relazione può diventare davvero arricchente.

Ma è soprattutto la semplicità che mi ha colpito, la semplicità di una vita condotta con pochi mezzi materiali a disposizione e per lo più per strada, all’ombra di un albero sotto cui cercar rifugio dal sole cocente. Una semplicità materiale che unita alla dignità delle genti di questo paese ha esercitato da subito un enorme fascino su di me.

A questa semplicità fa da contraltare la complessità della cultura locale, una cultura così ricca e differenziata, anche per via delle circa 60 etnie che vivono in Burkina. Ogni etnia ha le proprie tradizioni, i propri riti, la propria musica e la propria lingua, ne risulta quindi un ambiente culturale alquanto eterogeneo da scoprire piano piano (doni doni, come si dice in lingua dioula) senza fretta, prendendosi il tempo necessario, seguendo il ritmo africano. E si può scoprire che nonostante tutte queste etnie siano state improvvisamente unite a forza e con metodi brutali per formare un nuovo stato-colonia, la convivenza fra le genti è estremamente pacifica. Così come è davvero sorprendente la convivenza fra le differenti comunità religiose. Musulmani, cristiani e animisti hanno trovato qui un approccio alla religione che permette loro di vivere assieme senza alcun conflitto, nel rispetto delle differenze.

A livello personale i momenti difficili ovviamente non mancano, soprattutto quei momenti in cui la tua diversità, la tua provenienza culturale, il tuo colore della pelle, vengono rimarcati per tracciare una distanza incolmabile fra il tuo mondo e questo. Allora ti senti frustrato e un po’ più solo, un individuo che per quanti sforzi possa fare sarà sempre escluso dalla comunità locale. Ma sono queste difficoltà temporanee che contribuiscono a costruire la totalità dell’esperienza e che ci permettono di assumere uno sguardo differente anche su noi stessi e su ciò che succede da noi, in Europa, quando ci relazioniamo allo straniero. L’alterità di questo mondo diventa quindi un percorso di scoperta anche di me stesso.

In questo anno di servizio civile io mi sono occupato soprattutto delle attività del centro giovani Jigi Seme a Bobo-Dioulasso. Jigi Seme, questo nome così strano, che in dioula significa “fondato sulla speranza”, è diventato in breve la mia dimensione quotidiana, il luogo verso cui partire ogni giorno con la mia bicicletta. Ed è grazie alle attività del Jigi Seme che mi si sono presentate le migliori occasioni per instaurare delle relazioni significative con i burkinabé e per approfondire la conoscenza della realtà locale. E le amicizie con alcuni ragazzi del centro in particolare costituiscono indubbiamente ciò che di più prezioso posso riportare a casa da questa esperienza.

Anitié Burkina Faso e an bi doni, ishallah!

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