STILLE NACHT

Anna Maria Stua regala alle Comunità cristiane dell'Unità pastorale di Cormòns questo pensiero:

"C’era una volta l’Avvento. Arrivava quasi all’improvviso, con la prima neve, come annuncio di qualcosa o di Qualcuno che doveva arrivare, atteso e desiderato. Dal soffitto della chiesa pendeva la grande corona dell’Avvento, con i suoi quattro grossi ceri rossi che segnavano, settimana per settimana, la strada da percorrere per accogliere l’Atteso. Si preparava l’albero e, soprattutto, il presepio: preparazione, quest’ultima, che coinvolgeva tutta la famiglia. Non c’erano gare per il più bel presepio: c’era la cura amorosa che traduceva un’attesa interiore. Incominciava a diffondersi, quasi in sottofondo, quello che è in assoluto il più bel canto di Natale: quello Stille Nacht che, in tutto il mondo ( o quasi perché noi Italiani siamo “creativi” e amiamo distinguerci dalla massa) racconta, con parole semplici, quasi disadorne, la storia incredibile di un Dio fatto uomo per amore.

Poi è arrivato Babbo Natale: vecchietto rubicondo, vestito di rosso, con una gran barba bianca, sponsorizzato Coca Cola. Ma ci siamo mai chiesti seriamente chi è, cosa rappresenta questo personaggio ? In quanti abbiamo accettato acriticamente che il Natale diventi un periodo di ferie da sfruttare nel modo migliore, un’orgia di regali costosi, spesso inutili o neppure apprezzati ? Che la Messa di mezzanotte sia sostituita dal cenone della vigilia ?

Non sarà che, un po’ storditi un po’ distratti finiamo per sentire più il proverbiale rumore dell’albero che cade invece di quello della foresta che cresce ? Perché, se facciamo silenzio dentro di noi sentiamo distintamente l’annuncio degli angeli ai pastori: “ Oggi è nato per voi il Salvatore ! Pace in terra agli uomini che Dio ama”. E comprendiamo che il Natale è “fare memoria”. Che non vuol dire “ricordare”. Ricordare è riandare con il pensiero ad un avvenimento lontano, consegnato alla storia e ogni Natale diventa così un nuovo capitolo da archiviare e basta. Fare memoria vuol dire attualizzare l’avvenimento, renderlo presente nella nostra vita senza soluzione di continuità. Perché l’amore di Colui che per amore si è fatto uno di noi ci viene incontro sempre non solo a Natale. Ci viene incontro nell’Eucarestia, nella Parola meditata, nei sacramenti. Ci viene incontro nell’emarginato, nell’extracomunitario, in chi ha perduto il lavoro o è in cassa integrazione, in chi è solo e nessuno si accorge di lui. E anche in chi ha tutto e si crede onnipotente ma non ha l’unica cosa necessaria: Dio. Ed è il più povero di tutti.

Vieni Signore Gesù! Invochiamo noi. “Ecco io vengo – risponde – sto alla porta e busso”. Che cosa aspettiamo ad aprire ? Buon Natale !"