COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
[wysiwyg_imageupload:36:]Non sembra vero, ma che l’anno cominci ovunque sulla terra il 1° gennaio non è cosa ancora condivisa da ogni popolo.
Infatti, questo fondamentale segmento di tempo, che i latini hanno chiamato, per l’idea della sua circolarità e ripetibilità, “annus”, cioè “anulum” (= anello), nel corso dei secoli è stato variamente calcolato e misurato, dando origine a “tanti calendari” a seconda del punto cronologico di inizio del calcolo del tempo.
Se in Italia, nell’Europa occidentale, nel mondo anglosassone, nel Nord e Sud America l’anno che abbiamo appena salutato come “nuovo” porta il numero 2011, (perché tanti sono gli anni trascorsi dalla nascita di Cristo), per gli Ebrei esso è l’anno 5771, (perché tanti sono gli anni passati dalla presunta creazione del mondo), mentre per gli arabi siamo appena al 1432, (perché tale è il numero degli anni che ci separano dalla fuga di Maometto dalla Mecca verso Medina).
D’altronde i Romani calcolavano il trascorrere degli anni partendo dalla fondazione di Roma e gli antichi Greci dalla prima Olimpiade.
Anche la data di inizio di un nuovo anno propone infinite varietà.
Nell’antica Roma originariamente si faceva cominciare l’anno con l’ingresso dei Consoli nella loro carica, che coincideva con le Idi di Marzo; in seguito alla riforma del calendario operata da Giulio Cesare negli 46-47 a.c. l’anno fu fatto iniziare al 1° gennaio (calende di gennaio).
L’anno giuliano era stato fissato, sulla base delle conoscenze dell’epoca, in 365 giorni e 6 ore, con una differenza in più rispetto alla realtà astronomica, mal calcolata, di circa 11 minuti e 13 secondi.
Questa differenza contribuì a generare nel computo del tempo un giorno in più ogni 128 anni, tanto che Papa Gregorio XIII, mettendo mano alla riforma del calendario nel 1582 con la bolla “Inter gravissimas” per eliminare l’errore, pensò bene di cancellare dal calendario tout court 10 interi giorni del mese di ottobre di quell’anno: esattamente i giorni dal 5 al 14 ottobre.
Ma i paesi che avevano aderito al protestantesimo non vollero subito accettare la “riforma papalina” del calendario, né l’accettò mai il mondo ortodosso, sia greco che russo: questa è questa la ragione per la quale la rivoluzione russa d’ottobre del 1917 in realtà scoppiò nel novembre di quell’anno ed il Natale ortodosso ancora oggi viene celebrato il 6 gennaio.
Anche la data di Capodanno variava spesso da città a città, a seconda “dello stile” che ogni comunità locale intendeva dare a questo particolare avvenimento. Troviamo, perciò, lo “stile dell’incarnazione”, come a Firenze, dove il Capodanno era stato fissato al 25 marzo, festa dell’Annunciazione a Maria; o lo “stile francese” che, fino al 1564 stabiliva in Francia il Capodanno al giorno di Pasqua; o lo “stile veneziano”, perché nella Serenissima era il 1° marzo a segnare l’avvio del nuovo anno. D'altronde, oggi lo stile che noi cattolici occidentali moderni adottiamo è quello “della circoncisione”, otto giorni dopo la nascita, cioè il 1° gennaio.
Ma il “tempo” non è solo un “fugit hora” che macina i giorni senza senso; per il cristiano è soprattutto “Kairòs”, cioè “tempo opportuno”, quello per il quale, come diceva già il filosofo pagano Seneca “ogni giorno è già in se stesso una vita”, mentre l’antica saggezza di un aforisma ebraico ci invita a meditare che “ogni istante può essere la piccola porta attraverso la quale può entrare il Messia”.
Allora,
“Prenditi tempo per pensare.
Prenditi tempo per pregare.
Prenditi tempo per amare.
Prenditi tempo per donare.”
Buon Anno
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