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Fino a mercoledì 8 gennaio 2025 la Caritas parrocchiale di Cormons, l'emporio della Solidarietà e la raccolta vestiario e materiale vario resteranno chiusi e sospesi --- Domenica 22/12 alla ore 18:30 presso il Santuario di Rosa Mistica la Santa Messa sarà accompagnata dai coristi del corso di Canto Gregoriano dell'Università della Terza Età di Cormons diretta dal Maestro Sergio Spessot --- Domenica 29/12 alle ore 12:00 presso l'icona della Sacra Famiglia di Borgo Savaian ci sarà un momento di preghiera ---

Condividere la vita con i carcerati, con chi si trova ai margini della società. È questa l’esperienza che da oltre 10 anni sta vivendo padre Mario Picech, gesuita cormonese, nel carcere messicanoPadre Mario Picech di Islas Marias, un’isoletta nell’Oceano Pacifico. E l’ha raccontata in un incontro svoltosi al Centro pastorale “Trevisan” dinanzi a un pubblico folto e interessato. L’occasione è venuta dall’iniziativa di CormonsLibri che, in collaborazione con la libreria Giunti di Villesse, ha donato alla Caritas il 10 per cento dei proventi della vendita dei libri durante l’ultima manifestazione. Così Renzo Furlano, direttore artistico di CormonsLibri, ha voluto che la serata fosse arricchita dalla presenza di padre Mario e dalla sua esperienza fra i detenuti.

Il racconto di padre Mario, a tratti emozionante e accompagnato sempre dal suo largo sorriso, è spaziato dalle condizioni di vita a Islas Marias, isola con un perimetro di 50 chilometri, che da colonia penale e da carcere di massima sicurezza con 12 mila detenuti oggi è diventata prigione federale, destinazione dei narcotrafficanti. E questo è dovuto a una rivolta dei carcerati nel 2013 che ha portato al radicale mutamento del regime detentivo. Ciò ha anche aiutato a un mutamento del rapporto tra i cappellani – con padre Mario ci sono altri due gesuiti – e i detenuti, a una maggiore libertà di azione e di movimento per i sacerdoti. Sono cresciute anche le attività culturali, artistiche, teatrali e sportive ma anche iniziative religiose in occasioni di alcune ricorrenze. E padre Mario ha fatto vedere alcuni video dove i detenuti, uomini e donne, hanno organizzato le Vie crucis o la processione in occasione della festa della Madonna di Guadalupe. “Tutto questo è stato possibile perché direttore e funzionari del carcere - ha detto padre Mario – sanno mettersi in gioco nel rispetto dei ruoli, Non c’è autoritarismo, ma autorevolezza, Gestire un carcere non è facile, ma ho trovato persone oneste e umane”.

“Noi viviamo in mezzo a loro, il nostro è un accompagnamento spirituale – aggiunge padre Mario – Ci si confronta con persone che hanno alle spalle violenze efferate ma il loro cuore, come il cuore degli uomini, non è di pietra. Io non posso giudicare altrimenti non potrei stare lì. Difronte non ho il criminale, ma l’uomo che resta figlio di Dio e quale non possiamo togliere la possibilità di esprimere il bene”. Non pochi detenuti hanno trovato nei cappellani interlocutori che hanno saputo ascoltarli, condividere con loro le giornate. “Ho visto le persone cambiare - annota padre Mario – chiedono di pregare, sono più pazienti, meno impulsivi”. Cambiano anche un giorno fuori dal carcere? Sul funzionamento del reinserimento sociale padre Picech è stato capace di dire ben poco, perché non hanno la possibilità di seguirli una volta lasciata Islas Marias. “Dobbiamo renderci conto che il loro mondo è diverso dal nostro, anche la lettura di fede della vita è in una dimensione che noi in Europa non abbiamo. Il loro è un mondo più impulsivo, ha più slanci ma non continuità. Quello che diamo a loro è un messaggio di amicizia e di condivisione delle loro pene e delle loro amarezze e ci auguriamo che possa essere anche per loro, come lo è per noi, un aiuto ad aprirsi a una lettura diversa della vita”.

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