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FORUM ITALIANO DELLA COOPERAZIONE: COM’È ANDATA?

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Si riporta l'articolo di Marta Sodano pubblicato sul n. 4 del 23 novembre 2012 del "Foglio di Informazione & Collegamento con la Realtà burkinabè":

L’1 e 2 ottobre si è svolto a Milano il Forum Internazionale della Cooperazione fortemente voluto dal Ministro per la Cooperazione e l’Integrazione, Andrea Riccardi, e realizzato in collaborazione con il Ministero degli Esteri. Questo forum è stato un grande evento, alcuni dicono solo mediatico, ma che certamente ha il pregio di aver riportato i riflettori nazionali sul tema della cooperazione internazionale. L’importanza politica data al Forum è stata testimoniata dalla presenza dei Presidenti Monti, Napolitano, di ben sette ministri, oltre che dei rappresentanti di oltre 12.000 entità tra o.n.g., associazioni ed agenzie locali. Si è rotto il silenzio e si è voluta rimettere la Cooperazione al centro dell'agenda politica del Governo evidenziandone la dimensione culturale e sociale, prima ancora che economica. Purtroppo però la dimensione economica è importante e questa centralità tanto sollecitata non è stata sostenuta da alcuna volontà del governo di destinare alla cooperazione allo sviluppo le risorse umane e finanziarie necessarie per risalire dal baratro in cui è stata precipitata: -85% degli stanziamenti in quattro anni, riduzione del 60% degli esperti, etc: è questa lo stato in cui si trova oggi la cooperazione italiana. Ecco che cosa si è detto di questo Forum.

Si è iniziato con un entusiasta ministro Riccardi che ha annunciato che nel mondo “C’è domanda d’Italia, quella dei cooperanti è l’Italia migliore, l’Italia che non ha paura del mondo”. “La cooperazione allo sviluppo è la parte nobile della politica estera, quella che guarda più lontano”, ha continuato il Presidente della Repubblica Napolitano. È stato poi il turno di Monti , il quale ha elogiato il soft power dell’Italia “che passa per la persuasione e nel suscitare fiducia e simpatia”, caratteristiche proprie della Cooperazione Italiana. Poi è toccato al discutibile Presidente del Burkina Faso, Blaise Campoaoré, accolto anche da qualche fischio, che ha ringraziato l’Italia per i nuovi fondi destinati al suo Paese, ma la cui presenza ha fatto molto discutere per la sua storia e per i comportamenti attuali. Ha fatto molto discutere anche la sponsorizzazione dell'Eni, certamente non un’impresa eticamente impeccabile. L'intervento del suo Amministratore Delegato dell'ENI Scaroni, ha voluto in parte promuovere il ruolo di una grande impresa di Stato all'estero e non ha neanche tentato di rispondere alle critiche sui comportamenti dell'azienda, né toccato la questione della responsabilità sociale di impresa, un tema da anni seriamente affrontato da imprese e società civile. Applausi calorosi per Rossella Urru, che ha parlato della sua idea di cooperazione come modo di vivere intesa come “Il non voltarsi dall’altra parte ma tutelare i diritti in prima persona.” Ha spiegato che la cooperazione serve. “Rassegnarsi all’impotenza o voltarsi dall’altra parte, non solo è nocivo o poco costruttivo ma credo che non sia banalmente più possibile come soluzione. L’isolamento è un’illusione. Rinchiudersi dove? Evitare l’azione, a partire da quando? Ignorare chi? Dalla frontiera in poi? Dal mare in giù? Si tratterebbe di decidere chi è uomo e chi non lo è? Si tratta piuttosto di decidere se noi stessi siamo uomini o no, ne va dell’umanità nostra e di tutti”.

Emerge da tutti una sintonia di opinioni riguardo alla necessità di sviluppare nuove forme di cooperazione. Importante il riconoscimento della centralità del partenariato e della valorizzazione della relazione con l'altro come "chiave per la cooperazione del futuro", come espresso anche nel documento finale del Forum di Milano. Lotta alla povertà quindi come primo passo per ottenere molto altro: regole eque nel commercio, un modello di sviluppo basato sulla sostenibilità per tutti, più eguaglianza e il rispetto dei diritti umani, perché senza stato di diritto e una società civile e libera e attiva non esiste lo sviluppo. Si è sottolineato inoltre che la cooperazione è importante per la sicurezza, ma non può essere limitata soltanto a questo. L'eradicazione della povertà, l'eliminazione delle emarginazioni e discriminazioni, la difesa dei diritti umani, del diritto alla vita, ad un lavoro dignitoso, la difesa dell'ambiente, devono restare le priorità della cooperazione, ovunque nel Mondo, e non solamente nel bacino Mediterraneo. In concreto però si è detto poco su come rilanciare la cooperazione in Italia, non è stato infatti annunciato se ci saranno più risorse e se ci sarà una nuova legge sulla Cooperazione Internazionale. Monti, il ministro dell'economia Grilli, il ministro degli esteri Terzi, tutti hanno ribadito che in questo periodo di vacche magre per la cooperazione e per gli investimenti pubblici si deve puntare su quelli privati. Un tema quello dei partenariati pubblico-privati che fa discutere. Per Grilli -che ha comunque ammesso un'inversione di tendenza nell'erogazione di contributi per il triennio 2013-2015 (un più 10% annuo) -si tratta non solo di «un'alleanza inevitabile, ma i contributi pubblici devono finire per essere il catalizzatore di risorse private». Perché c'è un vantaggio per tutti. Soprattutto per le imprese. La ricerca più citata dai relatori è stata quella realizzata dall'Ispi che, prendendo in considerazione 86 paesi destinatari degli aiuti italiani tra il 1994 e il 2011, ha scoperto che per ogni dollaro in aiuto bilaterale dall'Italia, 0,93 centesimi sono rientrati nel sistema come aumento d'esportazioni italiane. Anche Riccardi se ne è compiaciuto. Dimenticando, forse, che una delle battaglie più sentite dal mondo della cooperazione è stata proprio quella contro l' "aiuto legato". La decisione di inserire i finanziamenti dai privati e la collaborazione con le imprese è un tema di cui si dibatte da anni, e che lascia spesso perplessi. C’è da dire che se il modello di cooperazione diventa l'Eni, bisogna forse riscrivere daccapo le regole del gioco.

Gianfranco Cattai, presidente dell'Associazione delle Ong italiane, ha commentato gli esiti del Forum dicendo che “Povertà, difesa dei diritti e dell'ambiente vengono prima della sicurezza e del profitto, ma rispetto al profit -non profit c'è apertura.” Ha poi sottolineato l’importanza dell'ingresso dei giovani nel mondo della cooperazione. “Corsi universitari e masters ci sono già ma occorrono sbocchi concreti. Ad esempio il Servizio Civile Internazionale è una delle modalità concrete che permettono di coniugare interesse con opportunità. Potenziare questi percorsi non è un costo ma un investimento sui giovani.”

Francesco Petrelli di Oxfam Italia riassume dicendo: “Il messaggio di fondo emerso con chiarezza è che la Cooperazione, che per noi delle ONG parte da un'esigenza di solidarietà e giustizia, non è un lusso, ma una necessità. E' un modo per capire quanto e come l'Italia concepisce se stessa, quale identità e quale missione vuole darsi. In una parola: come pensa di stare in un mondo in profonda trasformazione.” Lo ha detto bene Rossella Urru nel suo intervento lucido è appassionato: la complessità del mondo con i suoi rischi e le sue opportunità non si può negare,bisogna conoscerla e affrontarla se vogliamo pensare alla qualità del nostro futuro.

Il Forum di Milano, dunque, ha trionfato su due obiettivi: rompere il silenzio sul tema, e dire che privato è bello. Omaggiato da una passerella governativa senza precedenti, Riccardi ha dato appuntamento al 2014 per fare il punto sul percorso fatto. Nel frattempo il dibattito prosegue in Rete dove si può discutere sul documento finale prodotto. Riccardi nei suoi due interventi pubblici (di apertura e chiusura dell'evento)ma anche nelle numerose interviste rilasciate ha continuamente toccato il tasto della necessità che i frutti della cooperazione siano comunicati meglio. «Bisogna narrare di più e in modo meno gergale agli italiani ciò che facciamo. Dobbiamo far capire ai nostri concittadini che possono vedere nella cooperazione un modo di partecipare alla globalizzazione come realtà del nostro tempo. Bisogna togliere loro la paura del mondo. Mondo che non ci fa male e che non ci invade».

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