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Mercoledì 4 e giovedì 5 settembre, in San Canzian d'Isonzo, dalle ore 18:00 alle ore 22:00, l?ufficio Catechistico dell'Arcidiocesi di Gorizia organizza due giorni di formazione per catechisti ed educatori dal titolo "Introdurre al mistero di Cristo" ---

Don Fausto: un sacerdote attento ai poveri ed ai sofferenti

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Sotto un cielo fattosi finalmente sereno, è stato porto l’ultimo saluto a don Fausto Furlanut. Il bacio dato dal vescovo Carlo alla bara e un “arrivederci don Fausto”, esclamato da una donna sul sagrato del Duomo mentre il furgone funebre si allontanava sono stati gli ultimi momenti di due giornate, intense e commoventi, in cui c’è stata la sentita partecipazione di migliaia di persone che hanno reso omaggio a un sacerdote amato da tutti. Ne sarebbero state molte di più se l’emergenza per la pandemia non avesse costretto a ridurre le presenze nel Duomo di Sant’Adalberto anche per la solenne Messa esequiale  presieduta dall’arcivescovo Carlo e concelebrata dal vicario generale don Armando Zorzin, dal parroco don Paolo Nutarelli, dai sacerdoti della Collaborazione pastorale don Mauro Belletti e don Josip, dai vicari episcopali e dai decani. Presenti anche i due diaconi cormonesi Marco e Renato. I canti sono stati accompagnati dalla corale Sant’Adalberto.

Il vescovo Carlo, dopo aver commentato le letture , ha affermato che  “Gesù non è un semplice guaritore che offre sollievo temporaneo ai mali delle persone, ma porta il Vangelo ai poveri, cioè la buona notizia  che c’è una salvezza, c’è una misericordia, c’è un amore. Non veniamo dal niente e non andiamo verso il niente, ma siamo stati creati per amore, redenti per amore e attesi nel regno di amore del Padre”.

E l’azione di don Fausto  va letta proprio riferendosi a queste parole.  E’ stato un sacerdote attento ai poveri e ai sofferenti di ogni genere (soprattutto dell’anima) - ha detto il vescovo -  sempre disponibili ad ascoltarli, a offrire parole  di consolazione, ma soprattutto di fede. Perché quello che faceva  don Fausto  attraverso la sua azione  e il suo ascolto non era per prima cosa finalizzata a dare un aiuto o una parola di incoraggiamento, ma ad annunciare l’amore del signore attraverso quei segni concreti. A lui stava a cuore questo: che le persone  attraverso la sua vicinanza e la sua parole sentissero di non essere abbandonate, ma amate dal signore. Don Fausto non offriva solo solidarietà e conforto alle persone, ma faceva percepire loro, nella loro situazione spesso di grave sofferenza, la buona notizia dell’amore del Signore: appunto donava il Vangelo.  E lo donava non in astratto, ma mettendo in gioco i talenti che aveva ricevuto dal Signore: l’ascolto, il dare  importanza a ciascuna persona come fosse unica, di mettere a disposizione  di tutti il tempo necessario, il ricordarsi anche dopo tanti anni di ogni persona incontrata, l’offrire  come attenzione all’altro non solo un aiuto materiale ma qualcosa, magari un’immaginetta, una corna del rosario e anche una sola caramella”.

Ed ancora ha  sottolineato che “ciò che ha guidato tutta la vita di don Fausto è stata la ferma convinzione che dio c’è e ci ama con la sua misericordia, Per don Fausto il Vangelo  era evidente, sempre. E per questo  lo rendeva evidente per le persone”. Il vescovo ha ricordato  anche la “sua relazione profonda con Maria, pregata e tenuta vicino soprattutto con la preghiera del rosario e venerata a Lourdes e in altri santuari. E Maria sicuramente gli è stata a sua volta vicina, Forse sono solo coincidenze, ma don Fausto è nato il girono della festa  della Madonna del Carmine, è morto il primo sabato del mese nella novena dell’Immacolata e oggi celebriamo il suo funerale  nel giorno della Madonna di Loreto. Possiamo dire che la Madonna gli è stata davvero accanto in tutta la sua vita e anche nella sua morte (don Fausto è morto con il rosario in mano)”.

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