COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
L’arcivescovo Carlo Redaelli ha presieduto nel santuario di Rosa Mistica, occupato dai fedeli in tutti suoi posti, la Messa vespertina di Pentecoste. All’omelia ha commentato le letture e in particolare ha ricordato come il giorno di Pentecoste, che ricorda la discesa dello Spirito santo sui discepoli riunitisi nel cenacolo di Gerusalemme alla presenza anche di Maria, celebra la nascita della Chiesa. “Il padre ha mandato me e ora io mando voi…” si legge nel vangelo di Luca. Una nascita quella della Chiesa, ha sottolineato il vescovo, che possiamo vedere in parallelo con quella di Gesù e all’origine delle due nascite c’è l’azione dello Spirito santo: con Maria che riceve dall’angelo l’annuncio della maternità; ed è lo Spirito Santo che scendendo sui discepoli fa nascere la Chiesa. Continuando la sua riflessione il vescovo ha sottolineato come la nostra vita da cristiani al servizio degli altri deve lasciarsi guidare dal soffio del vento dello Spirito Santo, ci possono essere anche della cadute per le quali ci si affida alla misericordia di Dio. Gesù come si legge nel Vangelo dona lo Spirito anche per la remissione dei peccati. L’ultimo pensiero è per Maria, madre di Gesù ma anche madre della Chiesa, perché anche lei è presente nel cenacolo con gli apostoli, e la sua è una presenza importante, “ Maria ci aiuti a crescere come comunità ma anche come individui”.
L’arcivescovo sempre nella serata di domenica ha guidato la recita del Rosario a conclusione del mese mariano che quest’anno, per l’emergenza da Covid-19, è stato ospitato settimanalmente nei quattro santuari mariani della diocesi. Barbana, Marcelliana, Preval e Rosa Mistica. Un rito quello nel santuario cormonese un po’ particolare perché celebrato non solo con la chiesa chiusa al pubblico – erano presenti solo le Suore della Provvidenza – ma con il rosario recitato in diverse lingue, dal francese al portoghese, allo spagnolo con all’inizio il canto dell’Ave Maria in lingua birmana. Ciò grazie alla comunità internazionale delle suore che provengono da tanti Paesi del mondo e che ci ricordano, come ha detto il parroco don Paolo Nutarelli, “ l’universalità del nostro essere dentro la storia”.
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