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Pasqua: saper cogliere la presenza di Dio che non abbandona ed è solidale con noi

Santa Pasqua 2020Non è stata una Pasqua facile. Inutile nascondercelo. Chiusi nelle nostre case viviamo  il periodo più difficile dalla fine della guerra con un virus  che ci assedia, ci tormenta, ci angoscia, ci rende fragili. Troppi morti, troppo dolore. E’ stata anche una Pasqua diversa con i riti del Triduo  celebrati nelle chiese vuote  e con tanti fedeli collegati via web da casa.

Il momento  che stiamo vivendo non poteva non trovare una eco  nella notte di Pasqua durante la Veglia celebrata, come tutti i riti del Triduo, nel santuario di Rosa Mistica. “Il Vangelo prima di parlare dell’annuncio di Pasqua ci dice che in quel giorno, il primo della settimana, ci fu un gran terremoto  - ha detto nell’omelia  mons. Paolo Nutarelli -; il terremoto destabilizza,  questo virus destabilizza. E  davanti a questo terremoto mi vengono in mente le parole di un prete, che mi ha aiutato tanto e che molti di voi hanno conosciuto, don Silvano Cocolin. Ha scritto:  ‘Hai mai visto un uomo cambiare quando sta bene? Allora lui vuole rimanere così com' è e non intende per nulla cambiare le cose! Si cambia solo quando si è in difficoltà, appunto, quando si cade e assieme a noi crollano tutte le realtà su cui ci si appoggiava per andare avanti”. 
Lui parlava della caduta di Gesù durante la Via Crucis, ma il concetto è lo stesso per noi”.

Poi  la risposta alla domanda  “Chi è cristiano”: “È colui che dentro gli eventi della storia sa trovare il Signore e a Lui convertirsi; è colui  che, quindi, sa cogliere  la presenza di Dio che non abbandona  ed è solidale con noi”.

Abbiamo paura? Sì, certo ne abbiamo. Ma il Vangelo di Matteo della Veglia ci dice: “Non abbiate  paura, non temete, Io  ho vinto la morte”.  E la Pasqua ci porta una sorpresa come quella  che ha trovato Maria di Magdala  che si  è recata, faceva ancora buio, al sepolcro dove era stato sepolto Gesù. L’evangelista Giovanni ci racconta la sorpresa di  vedere la pietra rotolata e il buio squarciato dallo splendore del Cristo risorto.

“Ci sono pietre nei nostri cuori, pesi antichi che il virus ha acutizzato e reso tutto ancora più Santa Pasqua 2020fragile – ha sottolineato il parroco -. Ma Pasqua, ricordiamolo, è la festa delle pietre ribaltate, dei macigni divelti che ingombrano il cuore, che impediscono la luce, delle paure superate che rimettono in discussione le nostre fragili convinzioni. Gesù ha vinto la morte! A noi il compito di vivere da Risorti ovvero aiutando le persone a ribaltare le pietre della propria vita”.

La mattina di Pasqua porta i segni di speranza, segni che si vedono. E andiamo così all’omelia del giorno di Pasqua e a questi segno che sono “le persone che vivono al fronte dell’epidemia: infermieri, dottori e che, nonostante la paura, assistono e curano. Segno di speranza sono i volontari che nelle nostre comunità si stanno facendo in quattro per aiutare, per sostenere, sono le mani che hanno cucito le mascherine, sono le mani che hanno portato le borse della spesa, sono i sorrisi che ti danno energia, sono le orecchie di chi ti ascolta e che t’invita a non mollare, sono gli occhi di vede una necessità e poi si ingegna per risolvere”.

“ In questo giorno di Pasqua non ci sono angeli che annunciano la risurrezione – ha proseguito  don Paolo - c’è una pietra ribaltata, dei teli per terra e un sudario avvolto in un luogo a parte, abbiamo solo segni.  E quindi auguro a tutti noi di diventare un segno di conforto e fiducia gli altri. Non so quando moriremo ma so che la vita ci è stata donata per imparare ad amare e, soprattutto per lasciare un segno indelebile di bontà e di amicizia nella vita degli altri. Possa essere questo l’impegno per oggi e per l’avvenire. Diventare noi, nel nostro piccola e nella nostra quotidianità, pane spezzato per gli altri”. Cristo è Risorto.  È veramente Risorto!

 

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