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Il Collio-Brda patrimonio dell'umanità

Collio“Paesaggio rurale Collio-Brda tra Isonzo e lo Judrio” è questo il progetto che punta a inserire questo territorio collinare nella lista del patrimonio dell’Unesco. Se ne parla da alcuni anni, alcune iniziative per far conoscere il progetto si sono svolte sia nel versante italiano che in quello sloveno del Collio. Ora si tratta di concretizzarlo in una piattaforma comune in modo da arrivare in tempi relativamente brevi, si indica il 2017, a formalizzare la proposta di candidatura che dovrà essere presentata poi a Parigi, sede dell’Unesco.

Se ne è discusso in un incontro svoltosi nei giardini di Palazzo Locatelli, a Cormons, presenti esponenti amministratori, politici e operatori del mondo economico. Un incontro che ha permesso di conoscere da un lato un percorso non facile, ma dall’altra la potenzialità di un progetto per tutelare e sviluppare un territorio che per le sue caratteristiche si può considerare unico e non riproducibile. Qui si parla di Collio storico, cioè di un territorio che per secoli è stato unito e che solo negli ultimi 70 anni, per le conseguenze di una rovinosa guerra, diviso. Ma la natura è rimasta la stessa, supera le barriere anche se la mano dell’uomo ha tirato in mezzo a essa un confine. Tanto per intenderci la “ponca” dove crescono i vigneti è uguale sia nel Collio italiano che in quello sloveno, cultura e tradizioni sono rimaste inalterate. Il Collio nella sua interezza non è solo vigneto, ma è paesaggio indiscutibilmente attraente con panorami che si rincorrono da un colle all’altro, ricco di storia e di cultura, un’offerta gastronomica tra le poche che esistono e dove si fondono e si integrano cucina, italiana, friulana e slovena, un mix dal sapore mitteleuropeo.

Dunque il Collio storico ha tutte le carte in regola per puntare a diventare sito patrimonio dell’umanità. Basta crederci, fino in fondo. Ci ha creduto fin dall’inizio Diego Bernardis il sindaco di Dolegna del Collio, il più piccolo paese dell’Isontino, che ha coinvolto anche i centri della Brda. Con la stessa convinzione devono crederci anche gli altri comuni aderenti a questo progetto, da Cormòns a Farra, a San Lorenzo, San Floriano, Capriva e soprattutto Gorizia. Il capoluogo abbandoni le timidezze riscontrate nel passato e si faccia promotore dell’iniziativa soprattutto ora che non ci sarà la Provincia a fare da trade union. A questo tavolo è fondamentale che si siedano anche imprenditori e operatori economici privati perché è indispensabile il loro apporto, finanziario e di idee, perché il progetto decolli.

Diventare sito dell’Unesco è importante. Servirà a conservare, a migliorare e valorizzare il territorio. Una tutela che grazie al marchio Unesco farà da volano a uno sviluppo turistico di cui, a cascata, ne beneficerà l’intero comprensorio provinciale. Il Collio diviso in due Stati non dovrebbe essere un ostacolo, anzi un progetto transfrontaliero diventa un valore aggiunto per ottenere la candidatura Unesco. Bisogna solo crederci, superare dualismi e campanilismi e puntare concretamente al sodo per convincere prima la Regione e poi il Governo che il Collio-Brda ha tutte le carte per diventare sito patrimonio dell’umanità.

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