COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
Ancora una volta è risuonata nella Notte di Natale nelle chiese parrocchiali dell'Unità Pastorale cormonese, come in tutte le chiese, l'annuncio della nascita del Salvatore. Un annuncio ripetuto da duemila anni, ma che conserva ogni anno la sua novità. Luca nel suo Vangelo scrive che gli angeli hanno annunciato ai pastori che troveranno il Messa, il Salvatore in questo segno: “un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia ”.
La Celebrazione Eucarestica di mezzanotte del Santo Natale nel Duomo di Cormòns è iniziata nell'altare dedicato alla Vergine Maria dove è stata posta la fiamma della Luce di Betlemme. La chiesa dedicata a Sant'Adalberto era al buio rischiarata soltanto dalle candele. Al canto del Gloria, che ripete il coro degli Angeli la notte della Natività, si sono accese tutte le luci del Duomo e il parroco, monsignor Paolo Nutarelli, ha portato in processione il Bambinello e lo ha adagiato sulla paglia preparata sotto la mensa dell'altare principale. Questo è servito per ribadire che Gesù è la luce del mondo, ma quando stiamo nel buoi noi ci abituiamo all'oscurità e la luce ci fa fastidio. L'annuncio fatto dagli angeli ai pastori, che il Salvatore è un bambino avvolto in fasce adagiato in una mangiatoia, ci fa fastidio, perché non accettiamo l'idea che Dio si fa fragile e viene ad abitare in mezzo a noi. Desideriamo un Dio potente ci risolva i problemi.
Nell'omelia della Santa Messa donpi ha ricordato che la fede è un incontro di due libertà: quella di Dio di proporsi in un bambino in fasce adagiato in una mangiatoia e la libertà dell'umo che può scegliere se accoglierLo o rifiutarLo. Nel Bambin Gesù ognuno di noi può avvertire che non siamo soli che la vita non finisce qui. Cristo, fatto uomo, ci insegna che la nostra vita ha una dignità al di là di ciò che abbiamo o facciamo. Dignità che viene negata quando l'uomo diventa soltanto uno strumento di lavoro. Tutti i diritti conquistati dai lavoratori tra l'800 e il '900 sono calpestati e l'uomo ritorna ad essere uno strumento di lavoro. Ad esempio l'apertura domenicale degli esercizi commerciale toglie dignità alle persone che lavorano nel commercio costrette a non trovare più il tempo per vivere e coltivare le relazioni familiari con il coniuge e i figli. Infine l'incontro con Cristo, bambino in fasce adagiato in una mangiatoia, ci fa cambiare le priorità della nostra vita. Don Nutarelli ritiene che cerchiamo più confort e siamo sempre più sconfortati, tristi, perché cerchiamo la felicità nelle cose e negli eventi: abbiamo 3000 amici su facebook, ma se li incontriamo per strada non li salutiamo nemmeno. Il Bambino adagiato in fasce in una mangiatoia ci insegna che la felicità sta nel curare le relazioni andando in profondità.
Nella Celebrazione Eucarestica del giorno di Natale la riflessione di monsignor Paolo Nutarelli verteva sulle tre parole chiavi del Prologo del Vangelo di San Giovanni: parola, luce e vita. Dio è parola, perché mantiene le promesse a differenza di noi. Dio è parola, perché è comunicazione dove qualcuno ascolta. Nella nostra società noi sentiamo non ascoltiamo, perché non sappiamo fare silenzio e dialogare. Dio è vita. La logica di vita è l'accoglienza. Noi, invece, mettiamo in atto stili di “non vita” che fanno riferimento all'egoismo e nella ricerca del piacere nel possedere le cose. Dio è Luce, ma la luce ci fa fastidio, ma se vogliamo un Dio che non ci fa fastidio stiamo desiderando un idolo. Quel Bambino adagiato in una mangiatoia ci insegna la semplicità, ci invita all'accoglienza dell'Altro e degli Altri e possiamo accorgersi di Lui soltanto contemplandolo e ciò implica fare silenzio.
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