COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
Da 13 anni suor Rosetta Benedetti - suora della Provvidenza che ha prestato il suo servizio a Cormòns per 6 anni, poi per 17 in Romania – opera a Chişinău, capitale della Moldavia.
Il Paese, confinante con l’Ucraina, sta assistendo in questi giorni all’esodo della popolazione colpita dal conflitto, in fuga per cercare di salvarsi. Tra le tante realtà che hanno dato disponibilità ad offrire ospitalità queste persone, anche la Casa della Provvidenza dove suor Rosetta vive e opera con altre due consorelle.
L’abbiamo raggiunta telefonicamente e ci ha aggiornato su queste impegnative e concitate giornate.
Suor Rosetta, voi avete dato la disponibilità ad accogliere persone presso i vostri centri. Quando si sono registrati i primi arrivi?
Abbiamo iniziato ad accogliere persone domenica 27 febbraio, di sera tardi, quando sono arrivati, in fuga dall’Ucraina, 20 italiani.
Durante la giornata di lunedì abbiamo quindi preparato l'ambiente, perché sapevamo che i flussi di persone sarebbero iniziati ma non avevamo chiaro né quando, né come. Da lì a poco la prima telefonata che ci comunicava che sarebbero arrivati dei profughi bisogno di aiuto. Abbiamo così trascorso il pomeriggio a spostare letti, materassi, stendere lenzuola. La serata poi è stata davvero impegnativa e piuttosto inattesa.
Che cos’è successo?
Direi una visita della Provvidenza che ci ha lasciate veramente commosse: quel lunedì sera, dopo un'intera giornata di lavoro – perché ricordiamo che oltre all'accoglienza dei rifugiati non si arresta l'attività della Scuola Materna, dove abbiamo un centinaio di bambini, e la consegna ogni mese di borse spesa a più di cento anziani - pensavamo di ritirarci, invece giunse una chiamata che ci avvisava che, verso le 22, sarebbe arrivato un furgoncino con viveri donati dalla mamma di una bimba della Scuola Materna. Finito di scaricare i prodotti donati, pensavamo la nostra giornata si andasse a concludere, invece una telefonata ci comunicò l'arrivo di 37 vietnamiti in fuga dall'Ucraina. Ci siamo quindi recate al Centro Congressi, adibito all'accoglienza, per aiutare il custode, che in quel momento era solo, ad accoglierli. Queste persone in fuga, di origine vietnamita, erano tutte famiglie che avevano imparato il russo, noi pensiamo fossero lavoratori in Ucraina, probabilmente avevano delle attività commerciali. Dopo averli aiutati a sistemarsi nelle camere, ci dissero che avevano fame. La Provvidenza, arrivata poco prima con quella donazione, ci ha permesso di poter offrire qualcosa da mangiare a tutte quelle persone; senza non avremmo avuto nulla.
Verso l'una di notte poi arrivò la chiamata per un secondo gruppo: persone sfinite, stanche, infreddolite, sotto shock. Desideravano solo poter dormire un po'; le abbiamo portate alla Casa della Provvidenza. La nottata non era ancora finita; un'ulteriore telefonata ci chiedeva di poter accogliere due signore: erano una mamma con la figlia, a sua volta mamma di un bimbo di soli tre mesi. Erano sfigurate dalla stanchezza e dalla fatica. Abbiamo accolto anche loro alla Casa della Provvidenza. La giovane mamma, con il suo piccolo in braccio, non ce la faceva nemmeno a salire le scale per la debolezza: abbiamo saputo che stavano vagando da tre giorni, in attesa di una destinazione dove potersi riparare - qui al confine c'è un centro che si chiama MoldExpo, dove vengono ricevuti tutti i profughi in arrivo, poi ripartiti nei vari centri e famiglie che hanno dato disponibilità all’accoglienza -.
La nostra giornata di lunedì è così finita… il martedì, alle 2 del mattino!
Poco fa accennava al Centro Congressi, adibito all’accoglienza. Come si compone la vostra realtà?
Noi qui lavoriamo in due realtà della Diocesi di Chişinău: una comprende la Casa della Provvidenza, nata come mensa per gli anziani poveri e abbandonati, dove noi viviamo; nello stesso complesso, da circa 12 anni trova spazio una scuola materna e c’è anche un Centro Conferenze. Il primo gruppo di persone arrivate chiedendo aiuto sono state ospitate proprio presso questo Centro.
Come sono proseguiti poi i flussi di persone?
Da quel giorno gli arrivi sono costanti, abbiamo acquistato letti in più, materassi, lenzuola, coperte, abbiamo liberato stanze per poter allestire camere da letto, in modo da avere la massima offerta di posti possibile. Tra la Casa della Provvidenza e la realtà del Centro Congressi, siamo arrivate ad ospitare contemporaneamente 122 persone. A tutti abbiamo offerto un letto pulito, una camera calda, un'accoglienza umana e affettuosa.
Oggi le persone vanno e vengono, in un flusso continuo; ci sono anche donne anziane in sedia a rotelle e bambini piccolissimi, il più piccino aveva solo due mesi. Ci sono anche tantissimi bambini, qualche giorno fa solo nella nostra Casa se ne contavano più di venti. Grazie all'aiuto di alcuni giovani animatori abbiamo potuto un po' intrattenerli, anche recuperando un po' di giocattoli dalla Scuola Materna.
Sabato notte poi sono arrivate tre donne anziane da Odessa, che hanno percorso a piedi chilometri e chilometri, al freddo, nel bagnato della neve, per poter raggiungere la dogana.
Un grosso problema è dato infatti dalle condizioni atmosferiche: qui fa ancora molto freddo, lo scorso lunedì ha nevicato tutto il giorno, inumidendo moltissimo il suolo. Oggi (lunedì 7 marzo, n.d.r.) sta cadendo una neve leggera e c'è un freddo molto umido.
Qualcuno - non moltissimi devo dire ma qualcuno sì - chiede di poter avere qualche indumento asciutto: molti sono scappati davvero con poco più di ciò che avevano addosso. La sensazione che abbiamo è che ora stiano arrivando i poveri, quelli che con fatica sono riusciti ad uscire dal Paese e ad arrivare alla dogana.
Come vi siete organizzate per la gestione di un così grande flusso di persone?
Ci sono un ricambio e una disinfezione continua; come si libera una camera, dopo averla pulita e disinfettata, si accolgono subito altre persone. Offriamo non cameroni da 20 o più posti, ma stanze che contengono fino a cinque persone e si cerca sempre di tenere le famiglie unite. È un'accoglienza molto umana, per persone che arrivano stanche, sfinite, addolorate.
Abbiamo formato un'equipe per gestire al meglio gli ingressi e le uscite dai due centri ospitanti, siamo molto ben organizzate, anche attraverso l'utilizzo di Whatsapp per essere sempre in contatto diretto e aggiornate.
Qui l'opera è della Diocesi, noi suore - siamo in tre – vi prestiamo servizio. Una è direttrice didattica della scuola materna, poi ci sono io, che mi occupo dell'educazione religiosa di tutti i gruppi e della Casa della Provvidenza, e c’è una consorella. Invece l'equipe che gestisce l'emergenza è composta dalla direttrice, responsabile di queste due realtà - Casa della Provvidenza e Centro Congressi -, incaricata direttamente dal vescovo, dall'assistente sociale, da due suore e due signore che si occupano della "reception".
Da quanto vedete, le persone che arrivano intendono fermarsi nel Paese e attendere che la situazione migliori, o sono dirette altrove?
La città in questo momento è piena di cittadini ucraini, ma molti sono solo di passaggio. Abbiamo saputo che tanti stanno già avviando documenti e pratiche per poter raggiungere i propri parenti - chi in Germania, chi in Inghilterra, altri in Irlanda e molti altri Paesi -. Per loro questa è una situazione di transito e riteniamo che i rifugiati che troveranno per un periodo ospitalità qui, anche da noi, non si fermeranno in Moldavia, perché il Paese lavorativamente offre poco, le paghe non sono alte, è piuttosto povero.
Invece che “clima” si respira tra la popolazione moldava? C’è paura per questo conflitto così vicino?
Non so se per paura o altro ma l'argomento "guerra" non viene toccato; la stessa cosa era successa anche durante la pandemia, non se ne parlava. Sembra che i moldavi resistano attraverso l'accoglienza, offrendo a queste persone quello che possono, quello che hanno.
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