COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
Monsignor Trevisan è stato un uomo con i suoi difetti, ma anche con i suoi pregi. Ma è stato soprattutto “un prete vero, autentico” come lo ha definito don Mario Malpera nella conferenza ospitata nella sala civica di Palazzo Locatelli.
Una serata ad ampio respiro sulla storia della diocesi nel periodo storico in cui è vissuto Trevisan grazie all’intervento del professor Ferruccio Tassin. Un periodo che ha attraversato quasi tutto il Novecento, dall’arcivescovi Francesco Borgia Sedej a padre Antonio Vitale Bommarco, in cui la Chiesa goriziana ha affrontato i difficili momenti sotto il fascismo e durante la guerra per arrivare all’illuminante stagione del Concilio. “Il giovane Trevisan cresce con questa visione del mondo. ha affermato Tassin: alle spalle, il popolarismo austriaco (vivissimo a Villesse per i noti fatti) e il nuovo corso che venne impresso dal nuovo principe arcivescovo Carlo Margotti. Intelligenza brillante, da tutti riconosciuta; consapevole di sé, don Pino Trevisan fila diritto nei corsi di studi, imparando anche tedesco e sloveno (è un pupillo del vicerettore don Ivo Juvancic, che, da ex sacerdote, sarà un esponente di spicco della cultura slovena in Jugoslavia)” Ricorda ancora Tassin: “Negli studi, c’è un moto di “ribellione” per l’insignificanza dei friulani all’interno del Seminario (con pre’ Guido Maghet, don Elio Stafuzza e altri, canti friulani sulla roccia dell’Olimpo lungo l’Isonzo. Periodo che Trevisan ha vissuto prima da seminarista poi da sacerdote riuscendo sempre, grazie alla sua intelligenza e alla sua preparazione, ad adeguarsi ai cambiamenti”. Come ha ricordato don Malpera, che dal 1966 al 1973 è stato cappellano a Cormons, “il mondo correva e monsignor Trevisan, con tutta la sua vasta cultura, continuava a leggere molto e a studiare. Qualche volta ripeteva il famoso ‘lasciatemi morire cristiano’, quando i cambiamenti sembravano eccessivi. Ma a differenza di preti più anziani accettava le sfide della modernità e le affrontava con spirito critico: coglieva il buono e cercava di arginare ciò che era un danno per la Chiesa, la cultura, il vivere sociale. Anche questo lo portava spesso alla polemica verso gruppi e, purtroppo le persone anche se poi era capace di chiedere scusa”.
La testimonianza di don Malpera è stata arricchita da una serie di aneddoti sugli anni della sua permanenza a Cormons e in particolare nel mondo dei giovani che seguiva e che in quegli anni vivevano le turbolenze di una società attraversata da grandi e radicali mutamenti. “E Trevisan, se a volte manifestava disagio, cercava di capire e non rinunciava mai al dialogo – ha ricordato Malpera -; appoggiò con convinzione le iniziative di carattere sociale e culturale portate avanti dai giovani”. La serata, coordinata da Franco Femia, è stata completata dalla proiezione di alcune fotografie che ritraevano Trevisan nei momenti più significativi della sua vita.
Per il decennale della sua morte la parrocchia ha ripubblicato l’opuscolo “Notizie della parrocchia e del decanato di Cormons” scritto da Giacomo Pocar nel 1897 per l’insediamento dell’allora parroco don Carlo Zuman che coincideva anche con nono centenario del martirio di Sant’Adalberto. Il volumetto è stato aggiornato per quanto riguarda l’elenco dei parroci e dei vicari cooperatori e collaboratori parrocchiali.
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