COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
Giovedì 25 ottobre alle ore 20.30 presso la Sala Muhli del Centro Pastorale Mons. Trevisan è iniziato il percorso di formazione sull'Anno della Fede organizzato dall'Unità Pastorale di Cormòns e dall'Associazione Piccola Accademia. In questo primo incontro di riflessione e confronto abbiamo avuto la gioia di ascoltare don Alessio Geretti (Direttore dell'Ufficio diocesano per l’Iniziazione Cristiana e la Catechesi e Delegato Episcopale per la Cultura dell’Arcidiocesi di Udine) sul tema “La Bellezza della Fede” “L’arte è un annuncio della Bellezza che salva”. Don Alessio è conosciuto per il suo impegno nella Casa delle Esposizione ad Illeggio che offre ogni anno alcune mostre che hanno lo scopo di annunciare la bellezza della fede. Tante persone, venute anche da altre parrocchie dell'Arcidiocesi, hanno affollato la sala Muhli del Centro Pastorale Mons. Trevisan.
Don Alessio ha iniziato la sua riflessione dall'antropologia. Per gli antropologi la sepoltura dei morti e l'arte sono quelle due attività che distinguono l'uomo dall'animale. Due attività che sono inutili da un punto di vista razionale, ma nascondono la coscienza di sé. La sepoltura implica riconoscere che ci può essere un collegamento tra coloro che sono in vita e coloro che hanno vissuto l'esperienza della morte. Per questo gli uomini primitivi tumulavano i cadaveri in posizione fetale, perché come i bambini sono nascosti nel seno della madre così la vita di coloro che sono morti è nascosta. La seconda attività era l'arte che non aveva lo scopo di riprodurre ciò che si vede, ma di rendere visibile l'invisibile. Lo scopo dell'arte è rappresentare ciò che contraddistingue l'uomo dagli altri esseri della natura. La rappresentazione rupestre di una caccia al mammut serviva per dichiarare che la solidarietà e l'intelligenza di piccoli uomini fragili è capace di sconfiggere un grosso animale.
Nel cristianesimo l'arte acquista in modo evidente la sua funzione originaria di rendere visibile l'invisibile. I cristiani, infatti, possono annunciare la loro fede tramite l'arte visiva (pittura e scultura), perché credono che Dio si è incarnato è diventato uomo in quel bambino chiamato Gesù. Le altre due religioni monoteiste (Ebraismo e Islam) non è permesso raffigurare il sacro, perché è considerato sacrilego rappresentare la grandezza di Dio. Per noi cristiani Dio si è fatto uomo e per questo possiamo rappresentare visivamente il mistero. Nella storia del cristianesimo tanti uomini hanno tentato di rappresentare il sacro, il mistero e la bellezza della fede.
Don Geretti ha continuato la sua riflessione mostrandoci alcune opere d'arte che hanno tentato di rappresentare lo stupore del mistero. Ha concluso dicendo che l'artista cristiano è come quell'uomo che tiene la lampada per vedere Cristo nel quadro dell'Arresto di Gesù di Caravaggio. L'artista cristiano può essere raffigurato, anche, come gli apostoli Pietro e Giovanni nel quadro di Eugène Burnand “La Corsa di Pasqua”, perché come i due apostoli nella loro attività artistica provano l'emozione di andare a vedere il Risorto.
L'itinerario sull'Anno della Fede continua con altri incontri che ci accompagneranno fino al 6 marzo. Il prossimo incontro è mercoledì 30 gennaio quando mons. Rinaldo Fabris rifletterà su Gesù il Nazareno.
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