COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
Il sorriso è sempre lo stesso di quando 30 anni fa era giunta a Cormòns come insegnante alla scuola materna di Rosa Mistica. E anche l’entusiasmo e la vitalità sono rimasti uguali, ancor più temprati da questi anni vissuti per aiutare gli altri in Paesi dove la miseria e la fame sono all’ordine del giorno. Suor Rosetta è tornata per pochi giorni a Cormòns, accolta con gioia da quanti l’hanno conosciuta, e in due incontri con la comunità – al ricreatorio e nel corso della messa domenicale in duomo - ha raccontato l’esperienza che sta vivendo a Chisinau, capitale della Repubblica di Moldovia, in un centro sociale e pastorale retto dalle Suore della Provvidenza. Un’attività rivolta in modo particolare agli anzian soli e abbandonati, oltre che ai bambini e alla famiglie.
Suor Rosetta, dopo un’esperienza di sei anni a Cormòns dove aveva anche animato la comunità parrocchiale e partecipato all’attività delle associazioni giovanili, nel 1991 aveva accolto l’invito dei suoi superiori per recarsi a Jasi, in Romania, e aprire una scuola materna per bambini e un oratorio per ragazzi. Aveva lasciato Cormòns a malincuore, fosse stata per lei sarebbe rimasta volentieri a proseguire la sua attività pastorale all’ombra del Quarin, ma nella sua nuova realtà suor Rosetta ha continuato a lavorare con grande generosità come sanno i molti cormonesi che in questi anni l’hanno seguita e aiutata. Dopo Jasi, ha prestato servizio a favore degli ammalati ad Adjudeni, sempre in Romania. “A quei tempi la Romania era poverissima – dice suor Rosetta – Le Suore della provvidenza avevano aperto una comunità per assistere la popolazione. Mi è stato chiesto di andare in quella missione e ho obbedito”.
Da sei anni suor Rosetta si trova a Chisinau dove le suore gestiscono la Casa della Provvidenza, un centro sociale e pastorale di proprietà della diocesi e dove svolgono diverse attività. Il racconto di suor Rosetta si incentra in particolare sugli anziani, che frequentano la mensa aperta ogni giorno e il centro diurno. Dalla sua testimonianza emerge il quadro di una società, quella moldava, dove la povertà è di casa. “I più poveri e abbandonati sono gli anziani – dice suor Rosetta – e non parliamo di barboni, sono uomini e donne che nella vita hanno fatto gli insegnanti, medici, attori, cantanti. Nella loro vita hanno dato tanto e ora sono soli e senza soldi”. Lo Stato gli passa una pensione di circa 50 euro, che serve loro per pagare l’affitto, le spese per luce e ga, ma non per mangiare e pagarsi le medicine. Ogni mese 150 di loro usufruiscono della mensa gestita dalla Casa della provvidenza che offre loro il pranzo. Per racimolare qualche leu (la moneta moldava) vendono sulle strade mazzetti di fiori che raccolgono nei campi o vecchi oggetti usati in una sorta di mini mercatino allestito sui marciapiedi, coltivano qualche metro quadrato di orto per vendere i pochi ortaggi che riescono a produrre.
Oltre agli anziani, la Casa della provvidenza svolge attività a favore dei ragazzi con un dopo scuola e un campo scuola. Un altro settore è quello dell’aiuto alle famiglie disagiate con l’acquisto e la distribuzione delle borse della spesa. “Lavoriamo su progetti finanziati dalla solidarietà della gente – sottolinea suor Rosetta -, poi c’è la provvidenza perché quando si fa carità al povero, Dio ci viene sempre in aiuto”. Non mancano i volontari, che giungono da diversi paesi europei per dare una mano alla Casa della provvidenza, mentre è completamente assente lo Stato. Anche la chiesa ortodossa latita sebbene la quasi totalità della popolazione professa questa religione (i cattolici l’1,8 per cento, i protestanti hanno percentuali più basse). “Ma la nostra casa è aperta a tutti, non facciamo alcuna distinzione tra i poveri e chi ha bisogno di un aiuto per mangiare e poter vivere”, dice suor Rosetta.
Se ne è andata da Cormòns con malincuore, ma oggi non desidera ritornare. “L’esperienza che ho vissuto mi ha molto arricchita – confessa – mi ha dato e mi dà una nuova carica. Ho Cormòns nel cuore ma spero di non tornare in Italia”.
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