Il sogno di don Bosco continua anche tra i giovani di oggi...

Il 31 gennaio, nella ricorrenza di San Giovanni Bosco, ci sarà anche la prima riunione del Gruppo Animatori per la preparazione del Grest 2012. Partendo proprio dalla figura del santo, patrono dei giovani e fondatore dell’esperienza dell’oratorio, abbiamo intervistato Nicola, animatore di 17 anni di Cormons. Ha alle spalle già due anni di animazione all’interno del centro estivo parrocchiale, che prende il nome “Grest” (e l’esperienza) proprio dalle iniziative salesiane che in Don Bosco hanno il loro punto di riferimento.

Andrea: Partiamo con una domanda classica: cosa ti ha spinto a diventare animatore?

Nicola: Sicuramente è stata importante la mia esperienza da “animato”: le mie prime esperienze al Grest le ho fatte da bambino ed in quei momenti mi è nata la curiosità di capire cosa succedeva dall’altra parte. Sia chiaro, vedevo gli animatori semplicemente come dei ragazzi più grandi, non li idolatravo né niente.

Andrea: E una volta “dall’altra parte”, cos’hai scoperto?

Nicola: Che da bambino vedevo solamente gli animatori giocare assieme a noi, divertirsi, non mi rendevo conto di tutto il lavoro che c’è dietro. Quindi è sicuramente più faticoso, ma anche molto più divertente. Rimani soddisfatto quando vedi i bambini che si divertono, chi più e chi meno.

Andrea: Come definiresti l’attività dell’animatore? Uno svago, un servizio…

Nicola: Personalmente lo considero un servizio, ma è utile sia per i ragazzi, che “crescono” e si divertono, sia per i bambini, che possono passare del tempo assieme, anche giocando.

Andrea: Consideriamo un’ipotesi: se, a fronte del servizio che fate, vi venisse dato un corrispettivo in denaro, se veniste pagate, cambierebbe qualcosa?

Nicola: Beh, personalmente non cambierebbe nulla, perché non faccio l’animatore alla ricerca di una retribuzione. Sono sicuro che, però, ci sarebbe più gente che farebbe l’animatore, proprio perché pagato. Forse lo sentirei più come un obbligo che come uno svago.

Andrea: Perché hai deciso di continuare l’esperienza anche quest’anno?

Nicola: Perché continua a piacermi, perché mi diverto e mi trovo bene con i bambini. Del resto anche in famiglia e altre situazioni mi trovo spesso a che fare con i bambini.

Andrea: A proposito di ciò, una delle frasi di don Bosco è “in ogni giovane c’è un punto accessibile al bene”. Se facciamo questa considerazione per i bambini, può trovare riferimento nella tua attività d’animatore?

Nicola: Sì, sono certamente d’accordo con questa frase. E sono pienamente convinto che non vi siano bambini “cattivi” o irrecuperabili. Può succedere che, però, venga gli animatori si formino dei pregiudizi sugli stessi bambini: “quello è una peste” o “è sempre colpa sua”, ma bisogna stare bene attenti a non colpevolizzarli. Alcuni bambini bisogna semplicemente sapere come prenderli: ci sono animatori con cui riescono a rapportarsi, con altri no.

Andrea: Qual è la caratteristica più importante che deve avere un animatore?

Nicola: Deve essere flessibile, sapersi adattare. Non sempre le cose vanno come pianificato. E poi non deve essere né troppo rigido né troppo permissivo nei confronti dei bambini, altrimenti: caos generale.

Andrea: Hai qualche buono proposito per l’anno di attività che sta per cominciare?

Nicola: Vorrei essere più attento nelle uscite e in un tutte quelle situazione potenzialmente rischiose. Cercherò di essere anche meno impulsivo, sia nei confronti dei bambini che degli animatori, ma in certi casi rischi proprio di sclerare.