COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
Da sempre la liturgia è ricca di segni che rendono più coinvolgente da parte dei fedeli seguire i vari riti. In Quaresima non mancano questi segni, che caratterizzano in modo particolare il periodo che va dalla domenica di Passione alla Veglia pasquale. Tra questi segni ci sono i cosiddetti “Veli quaresimali”, tradizionalmente legati a un’usanza medievale consolidatasi nei secoli. Cosa sono i “veli quaresimali”? Sono le coperture di color violaceo di croci e immagini che si trovano nelle chiese. Con l’introduzione del Missale Romanorum del 1570, adottato in seguito al Concilio di Trento, nelle chiese cristiane, la copertura nel periodo di Quaresima divenne obbligatoria. A norma del Messale tridentino, nel sabato che precede la I domenica di Passione, (quindi il sabato della IV settimana di Quaresima), «finita la Messa e prima dei Vespri si coprono le croci e le immagini della chiesa con veli violacei; le croci restano coperte fino al termine dell’adorazione della croce da parte del celebrante il Venerdì santo, le immagini fino all’intonazione del Gloria nella Messa della Vigilia Pasquale». In tale periodo solo le immagini della Via Crucis restano senza velo.
Nella lettera circolare Paschalis sollemnitatis del 1988 si legge che “l’uso di coprire le croci e le immagini nella chiesa dalla domenica V di Quaresima può essere utilmente conservato secondo il giudizio della conferenza episcopale. Le croci rimangono coperte fino al termine della celebrazione della passione del Signore il Venerdì Santo; le immagini fino all’inizio della Veglia Pasquale”.
Questa è la pratica attuale della Chiesa, ma coprire statue e immagini dalla Quinta Domenica di Quaresima in poi è molto poco rispetto a quello che si faceva una volta. In Germania, ad esempio, c’era la tradizione di coprire l’altare alla vista per tutta la Quaresima e i veli venivano anche chiamati “panni della fame”(Hungertuch). Per nascondere agli occhi dei fedeli l’altare, venivano realizzate delle grandi “pareti” provvisorie, chiamate appunto “veli quaresimali” nella zona delle Alpi orientali. Questi semplici divisori diventarono anche prodotti artistici, a volte molto elaborati, spesso con raffigurazioni di episodi biblici, e assunsero così non solo una funzione decorativa ma anche didattica, raggiungendo un'enorme diffusione.
Nel resto d’Europa la maggior parte dei veli quaresimali è andata persa nel corso dei secoli, ma la Carinzia fa eccezione e può vantare numerose opere a tutt’oggi in uso nella liturgia ecclesiastica. Non tutte sono di eccellente qualità o in ottimo stato di conservazione. Le tele di riconosciuto valore storico e artistico, risalenti al periodo che va dal 1458 al 1629, sono una decina. Di particolare interesse risultano i veli del duomo di Gurk, il più antico e noto in Austria, che si possono ammirare interamente solo in queste settimane, e di Millstatt, tra i più grandi dipinti su tela ancora conservati nell’area delle Alpi. il più antico e noto in Austria. Il velo quaresimale di Gurk è il primo sia per dimensioni, sia per il numero di scene raffigurate (108). Creato dal maestro Konrad von Friesach nel 1458, è costituito da 99 riquadri dipinti a tempera su lino che ritraggono anche figure prive di riferimenti biblici, come Alessandro Magno, Giulio Cesare e l’imperatore Augusto.
Il convento benedettino di Millstatt, per secoli centro spirituale e culturale dell'Alta Carinzia, custodisce invece la tela quaresimale commissionata dall'Ordine dei Cavalieri di San Giorgio e realizzata in vernice opaca da Oswalt Kreusel nel 1593. Nella chiesa collegata, costruita in stile romanico, fa bella mostra di sé una superficie complessiva di 50 metri quadrati che copre l'intera zona dell'altare e rappresenta 41 scene. Le ricche illustrazioni barocche, esposte fino al venerdì; santo, vanno dalla creazione del mondo al Giudizio Universale.
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