COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
La Quaresima nella nostra Arcidiocesi è sempre un'occasione per pregare e compiere gesti concreti di solidarietà a favore delle nostre missioni diocesane in Africa. Diventa quindi importante far tesoro del viaggio che Nadia e Gianni hanno fatto nei luoghi dove operano le Suore della Provvidenza sostenute dal Centro Missionario Diocesano.
“Il primo istinto ti fa vedere solo la povertà, l’arretratezza di un mondo completamente diverso dal nostro. Poi ti rendi conto davvero della differenza, e smetti di giudicare.” Sono passati poco più di due mesi da quando Nadia e Gianni sono tornati dal loro “viaggio” in Africa. Sì, perché definirlo “viaggio” sarebbe riduttivo: si dovrebbe parlare di testimonianza, di affetti, di scoperta.
Ma partiamo dall’inizio. Gianni e Nadia, assieme ad Anna e Andrea, decidono di andare in Burkina Faso in occasione delle festività natalizie per trovare Marta, la loro figlia che in quell’anno svolgeva il servizio civile presso il CVCS, una Ong con sede a Gorizia. Il viaggio è l’occasione per scoprire i tratti di un mondo nuovo, l’Africa, e visitare la Missione delle Suore della Provvidenza a Kouvè, in Togo.
“La prima tappa è stata a Bobo Dioulasso, in Burkina Faso. Abbiamo visto la realtà dove Marta prestava servizio e conosciuti gli altri volontari: giovani che hanno fatto una scelta di responsabilità e coraggio, con un impegno non da pochi.”
Il viaggio prosegue attraverso Ghana e Togo, in un percorso ricco di imprevisti ma anche di piccole e grandi scoperte. L’Africa, questa piccola parte di Africa, è davvero come ci viene presentata nelle foto che spesso ci possono sembrare pittoresche.
“Nelle città abbiamo visto i maggiori contrasti tra la poca ricchezza e la grande povertà. Ma una volta usciti abbiamo incontrato la vera realtà dei villaggi: le case tipiche di argilla e paglia, gli alberi di mango sotto i quali gli uomini socializzano, i bambini giocano e le donne lavorano.”
Sono le donne, infatti, a mandare avanti la casa. Badano ai figli, prendono l’acqua, preparano il cibo. Lavori che a noi possono sembrare casalinghi, ma che diventano estenuanti quando il pozzo più vicino è a chilometri di distanza e per macinare il miglio non si hanno che i pochi strumenti che la natura offre.
“Per questo motivo le iniziative del CVCS sono molto importanti. Costruire un pozzo in un villaggio a noi può sembrare interessante, per chi ci vive diventa indispensabile. Nel progetto viene poi coinvolta tutta la comunità che si organizza anche per la gestione e la manutenzione del pozzo stesso. E’ significativa la presenza di questa organizzazione attiva da più di 30 anni con progetti sull’approvvigionamento dell’acqua potabile e per l’irrigazione, sostegno all’agricoltura e alla micro impresa.”
Si arriva quindi a Kouvè, definito dalle Suore un villaggio del Togo ma che si scopre comprende 42 mila abitanti. La Missione delle Suore della Provvidenza offre un grande supporto attraverso servizi tra i più diversi. C’è la scuola materna per i bambini del villaggio, il Centro diurno “S. Luigi Scrosoppi” per la prevenzione e la cura dei malati di AIDS, i laboratori professionali per le ragazze. Da qualche anno è stato aperto anche un reparto maternità, per combattere la drammatica mortalità infantile attraverso un supporto alle madri prima e dopo il parto.
“La visita alla Missione ci ha fatto rendere conto di come i nostri sforzi, le iniziative che qui proponiamo in favore delle missioni diocesane portino a dei veri risultati. La realtà della Missione è proprio come ce l’aveva presentata Mons. Giuseppe Baldas, il direttore del Centro Missionario Diocesano.”
A fianco delle suore missionarie ci sono anche diverse novizie africane, provenienti dalla scuola di noviziato nella capitale, Lomè. Si sta cercando di responsabilizzare le persone del posto, per fare in modo che le iniziative continuino a prescindere dalle persone, e la cosa sembra stia funzionando.
“Passare il Natale nella Missione è stato strano: era il primo Natale passato lontano da casa. Ma l’accoglienza e l’affetto che ci sono stato donati hanno reso l’esperienza unica. E’ stato un regalo per noi e per loro.”
Un piccolo scorcio d’Africa, un breve sguardo ad un mondo lontano per cultura e chilometri da quello che siamo abituati tutti i giorni. Anche se, ogni tanto, forse dovremmo ricordarci che nonostante le differenze e le distanze siamo tutti figli dello stesso Padre.”
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