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don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana a Gradisca

don Antonio Sciortino

“Il premier? Credo viva un certo distacco dalla realtà. Per questo ho voluto che ci incontrassimo nel contesto della Comunità di Sant’Egidio che sfama centinaia di poveri”.

Così il direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino, ha raccontato a un foltissimo pubblico accorso all’enoteca regionale “Serenissima” di Gradisca il suo recente faccia a faccia con il Presidente del Consiglio Mario Monti, anticipando alcuni contenuti dell’intervista – destinata a fare discutere - in uscita sul settimanale cattolico.

Il sacerdote-giornalista è stato il protagonista di spessore di un dibattito che ha segnato la prima uscita pubblica di Libertà Territorio Solidarietà (Lts), associazione

regionale fondata da alcuni esponenti del mondo politico, culturale, sociale ed associazionistico del territorio Isontino. E il cui primo presidente (“pro tempore”, specifica lui) è il consigliere regionale Franco Brussa.

“Questo progetto nasce dall’esigenza di intercettare il disagio di una comunità sfiduciata e che ha bisogno di andare oltre le singole appartenenze – così Brussa davanti a un folto parterre fra cui i primi cittadini di Gorizia e Gradisca, Romoli e Tommasini – e di sentirsi ascoltata sulle sue problematiche, a partire da quelle della persona, e sulle sue potenzialità inespresse”.

Un riferimento a don Sturzo (“vorremmo essere liberi e forti”) e subito un messaggio concreto: “Basta battaglie per difendere un ospedale piuttosto che un altro, ciò che conta è il diritto alla salute e alla qualità dei servizi”) prima di cedere la parola a don Sciortino, direttore dalle prese di posizione scomode e spesso addirittura isolate rispetto al Vaticano e alla Cei.

Il sacerdote ha dialogato con il giornalista Roberto Collini sul tema “Società e politica: alla ricerca dell’etica perduta”.

Non lesinando giudizi taglienti sulle miserie della cosiddetta Seconda Repubblica. “Le persone non sono più capaci di indignarsi e dunque di impegnarsi – così don Sciortino – ma il tempo delle deleghe in bianco ai politici è finito. Tutti in prima persona siamo chiamati a dare una parte di noi stessi alla società, se vogliamo salvaguardarla.

Veniamo da decenni – ha affermato il sacerdote – in cui la società civile è stata anestetizzata dalla televisione e dalla filosofia della corruzione e del tornaconto che permeano questo Paese. L’educazione dei ragazzi ne è uscita devastata, ormai tutto si può comperare. E una stampa che non si indigna è un segnale gravissimo. Bisogna recuperare l’orgoglio dell’onestà”. 

Non è mancata una bacchettata al mondo cattolico: “La stessa Chiesa a volte ha taciuto. E mi vergogno di quei politici che si professano di estrazione cattolica ma sono stati capaci di votare leggi che vanno contro ogni principio evangelico e umano.

Ci hanno fatto credere – così don Sciortino – che la priorità fossero i clandestini, la sicurezza, le ronde. E non i 10 milioni di poveri, la disoccupazione giovanile al 33% che al Sud diventa il 50.

A Monti – rivela – ho chiesto più coraggio su un tema di civiltà come la cittadinanza ai figli di immigrati nati e cresciuti nella penisola. Sono loro il futuro di un’Italia che fra 10 anni sarà vecchissima e allo stremo delle forze.

Bisogna capirlo adesso, senza esitazioni. Ma credo che il premier si senta ricattato, su questo tema gli farebbero mancare il terreno sotto i piedi.

Perchè – ha concluso – in politica non vanno più le persone migliori. La politica qui non serve più a sistemare, ma a sistemarsi. Solo se saremo disposti a metterci del nostro, anche a rimetterci, potremo uscirne”.

Grazie a Luigi Murciano ed alla parrocchia di Gradisca per l'articolo.

 

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