COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
Questo primissimo scorcio dell’anno non ha cambiato lo scenario di guerre, attentati, timori e preoccupazioni che ci hanno accompagnato durante il 2016. Un contesto che è riecheggiato anche nell’omelia del parroco monsignor Paolo Nutarelli nell’omelia della Notte di Natale. Un’omelia forte, carica di significati, che è bene sottolineare anche a giorni di distanza dell’evento proprio perché la nostra coscienza non dimentichi. “È difficile per me attualizzare la nascita di Gesù - ha affermato il sacerdote -. Sento sentimenti contrastanti. E mi convinco che la bellezza di questa solenne Liturgia, il suo canto, i suoi segni, la contemplazione del Mistero non possono ignorare il contesto, il nostro oggi, non si può far finta di nulla. Nel mondo ma anche nel nostro piccolo, si avverte più la sensazione di paura che di gioia. La cronaca parla di morte, di terrorismo, di bombe. E la paura genera chiusura. Nel mondo si costruiscono muri fisici ma, tra noi, muri morali quali la diffidenza dagli altri, il disinteresse della cosa comune, l’egoismo. si respira aria di delusione.
“Questo è il nostro oggi – ha continuato - non possiamo far finta di niente… ma in questo oggi risuona l’annuncio di Natale- No, non possiamo far finta di niente… Ci diremo Buon Natale ma non possiamo dimenticare le bombe di Aleppo, la sofferenza dei familiari di coloro che, in nome di un dio falso, uccidono e mietono terrore, l’arroganza di chi in nome del dio quattrino calpesta valori, tradizioni e sfrutta le persone”.
Il parroco ha ricordato che “per molti di noi questo è un Natale triste, la mancanza fisica di una persona cara, la lotta con la malattia, una frustrazione che è presente in tante persone a causa del non-lavoro, a causa di piccoli o grandi fallimenti: la fine una relazione, la difficoltà a vivere rapporti in famiglia, sul lavoro”. Non è mancato spazio nell’omelia a fatti di cronaca e da questi trarre spunto per invitare famiglie ed educatori a essere è più vicini ai ragazzi. “L’altro giorno, leggendo il giornale, sono rimasto colpito dalla banda di una decina di minorenni che a Gorizia acquistava droga e la spacciava tra coetanei e ragazzi più piccoli ha affermato don Paolo - Quali insegnamenti stiamo dando come Comunità, come famiglie, come società alle nuove generazioni? Alla tristezza di queste notizie ho invece provato una specie di rabbia verso alcuni genitori che giustificavano la cosa come una bravata. Se costruiamo la vita su ciò che è effimero, sull’immagine, sull’esteriorità si creano vuoti interiori che i più deboli (che spesso sono i preadolescenti) coprono con altro. Desidero ringraziare tutti coloro che svolgono un ruolo educativo nei confronti dei nostri ragazzi: insegnanti, allenatori, dirigenti sportivi, educatori, capi scout, e tutti coloro che sono a contatto con le nuove generazioni: aiutiamoli a non essere superficiali, spingiamoli a lavorare su di sé, insegniamo loro a avere obiettivi, il gusto della ricerca e della conquista di una meta.
C’è ancora speranza? “Dentro questo oggi noi tutti abbiamo bisogno di speranza – ha detto don Paolo - di qualcuno o qualcosa che ci spinga ad alzare lo sguardo oltre le difficoltà, oltre gli ostacoli, oltre la paura. Dentro questo oggi è possibile vivere la speranza. Se voi in questa notte siete qui è perché qualcosa dentro il vostro cuore vi ha spinto, abbiamo bisogno di speranza, di coraggio. Natale è una bella occasione per riprendere in mano la nostra esistenza… Dio si è fatto uomo per salvarci, per condurci a salvezza che è la pienezza della vita. Che la nostra vita, allora, pur segnata dalle difficoltà e talvolta da tanta amarezza, sia comunque e sempre una vita piena, gustosa, luminosa.”
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