Da questo vi riconosceranno

I festeggiamenti del Patrono di Cormòns, Sant'Adalberto, sono iniziati martedì 17 aprile con la conferenza di mons. Vittorio Nozza, ex direttore della Caritas Italiana, per festeggiare il 20° anniversario della Caritas parrocchiale. La serata si è aperta con la proiezione di un video realizzato da Bernardo Simonetti (per gli amici Dino), uno dei referenti della Caritas parrocchiale. Dino ha costruito il video con un montaggio delle foto degli avvenimenti più importanti dei 20 anni di Caritas a Cormòns. Raccontando così le opere, le storie e i volti di 20 anni di Caritas parrocchiale.

Opere, volti e storie a cui mons. Vittorio Nozza, ex direttore della Caritas Italiana, ha dato un senso nella sua relazione. Per fare questa operazione è andato alle origini della storia della Caritas in Italia partendo dal Concilio Vaticano II. La Caritas è infatti uno dei frutti del Concilio Vaticano II. Il Concilio ha riaffermato che la Chiesa è una comunione-comunità che si sviluppa sulle tre dimensioni: annuncio della parola, celebrazione dei sacramenti e testimonianza della carità. Una Chiesa che deve essere soggetto di pastorale, responsabile nel suo insieme di tutta la vita ecclesiale e anche dell'esercizio della carità. La storia dei 40 anni di Caritas Italiana e dei 20 della Caritas parrocchiale può essere sintetizzata per mons. Nozza in alcune strade. La prima la strada è lo sviluppo del carattere di intineranza che significa piantare la propria tenda nelle diverse periferie della storia (con le famiglie che vivono i quartieri popolari, tra gli immigrati, in campo ROM ecc.), affinché, come dice Benedetto XVI, “le persone sofferenti possano sentire il calore di Dio e lo possono sentire tramite le nostre mani e i nostri cuori aperti”. La seconda strada è quella di promuovere ed accompagnare le Caritas parrocchiali, il volontariato e le esperienze di servizio gratuito reso possibile frequentando assiduamente le comunità per non dimenticare la prevalente funzione pedagogica della Caritas . La terza strada è quella di promuovere opere-segno imponendosi di intervenire in risposta ai bisogni meno considerati (tra i più poveri dei più poveri), non accettando mai deleghe né dalla società civile, né dalla comunità ecclesiale. Benedetto XVI ha detto “Attraverso i segni concreti, infatti, voi parlate, evangelizzate, educate.” La quarta strada è quella di promuovere il senso del riscatto che significa giustizia, legalità ed inclusione. Il Concilio Vaticano II che dice “Siano anzitutto adempiuti gli obblighi di giustizia, perché non avvenga che si offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia”. In altre parole il rischio che le opere di carità assumano deleghe improprie. La quinta strada ci impone di abitare il confine.

Mons Nozza ha concluso delineando gli scenari dei possibili confini da abitare: la povertà materiale (famiglie che abbisognano di cibo, vestiario, alloggio ecc.); la povertà generata dal non senso (la droga, il gioco di azzardo ad esempio), la povertà nelle relazioni (come gli anziani soli e i malati mentali) ed infine la povertà degli impoveriti dalla crisi (causata dalla precarietà e dall'assenza di lavoro).