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A colloquio con l'architetto Valentini che ha curato il restauro della chiesa di Ruttars

Chiesa SS Vito e Modesto a RuttarsL’ottocentesca chiesa di S. Vito e Modesto di Ruttars, un edificio d’impronta tradizionale costruito alla metà del XIX secolo, da dicembre ha recuperato il suo splendore grazie a un recupero svolto da Giulio Valentini, architetto laureato nel 1985 presso l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Libero professionista con studio a Cormòns, ha eseguito lavori di ripristino di Palazzo Attems a Gorizia sede dei Musei Provinciali e nella cittadina di Cormòns il restauro del Duomo, la riqualificazione urbana di via Marconi, piazzale dei Frati e via Zorutti, il piano particolareggiato per il recupero del Monte Quarin e il progetto per un parco urbano riconosciuto come una delle cinque opere più importanti per l'esperienza paesaggistica italiana del dopoguerra.

La ristrutturazione di villa, parco e annessi di Palazzo Coronini Cronberg a Gorizia, delle cannoniere e delle trincee del Brestovec a Savogna d'Isonzo, sono state pubblicate in vari libri e riviste, come la costruzione della nuova chiesa di Maria SS Regina a Gorizia.

In che condizioni ha trovato gli ambienti e le strutture interessate al momento del sopralluogo? 

La chiesa era stata interessata per l'ultima volta da un insieme organico di lavori negli anni successivi al terremoto del 1976. Tali lavori furono realizzati con buona cura e attenzione e ciò aveva consentito una discreta conservazione complessiva della chiesa. A circa trentacinque anni di distanza emergevano tuttavia alcune problematiche di degrado che rendevano indispensabile un nuovo intervento di restauro. Nel tetto non era presente una guaina impermeabilizzante e ciò era causa di infiltrazioni e macchie interne. Nelle facciate, ove si riscontravano piccole crepe e fessurazioni superficiali, era avvenuta un’ampia fioritura di micro vegetazione infestante che aveva annerito e rovinato tutte le superfici. Era necessario prevedere la costruzione di una rampa adatta a consentire a tutti un facile accesso. L'ingresso alla chiesa avveniva infatti ad una quota superiore di circa 160 cm rispetto alla quota stradale per il tramite di una faticosa scalinata di circa dieci gradini. Inoltre, presso l'altare sinistro a fianco della Madonna, trovavano ormai stabile posizione due statue tra cui quella di San Urbano oggetto di particolare devozione da parte degli agricoltori del circondario. Le statue non contemporanee all'altare, risultavano collocate ai lati della Madonna in uno spazio insufficiente e fortemente addossato.

Sono stati compiuti studi storici della chiesa su materiali e metodi costruttivi?

Preventivamente alla stesura del progetto sono state svolte approfondite indagini sui materiali e il loro degrado, per datare le varie parti e analizzarne la composizione e scegliere la tecnica migliore per il restauro. Dettagliate analisi storiche hanno consentito di verificare l'iter della costruzione dell’attuale chiesa, realizzata nel 1867. L'ingegner Giuseppe Cabassi, chiamato a redigere il progetto della nuova chiesa, propose due diverse soluzioni: un semplice ampliamento che inglobava in parte le strutture della preesistente chiesa, un più ambizioso progetto di costruzione di un ampio edificio a pianta ottagonale. L'attività di Giuseppe Cabassi, di Corno di Rosazzo citato come “ingegnere architetto”, è documentata nella zona del Cividalese intorno alla metà del XIX secolo. Il suo più interessante lavoro è la barchessa di Villa Bigozzi-Cabassi a Corno di Rosazzo. Progettò e diresse inoltre il restauro del Ponte del Diavolo di Cividale.

Si sono trovate curiosità o sorprese nell’ambito delle ricerche e dei lavori di recupero?

Negli archivi parrocchiali tra i disegni dell'ingegner Cabassi, vi è anche quello della vecchia chiesa, che è stata demolita per lasciar spazio alla struttura attuale. E' l'unica immagine che abbiamo di quella chiesa. Nel corso dei lavori inoltre, la riapertura della finestra della facciata ha consentito il ritrovamento di un frammento dell’originaria tinteggiatura che è stata poi riproposta fedelmente nel nuovo intonaco.

In che modo e in che tempi si è intervenuti?

Si è trattato di un intervento di restauro che ha comportato l’intervento su più fronti: il rifacimento e l'impermeabilizzazione dei tetti, la demolizione della “bizzarra” copertura del campanile ricostruita nelle forme originarie, la pulizia degli intonaci e l’esecuzione della nuova tinteggiatura. Inoltre si è creata una rampa di accesso per i disabili e riaperto sulla facciata alcune nicchie, destinate ad accogliere statue e immagini dei santi a cui la chiesa è dedicata, oltre a quelle di San Valentino patrono di Ruttars e San Ubaldo protettore dei commercianti di vino, viticoltori e osti.

Quali i riscontri dai committenti e parrocchiani di Ruttars?

I lavori, anche grazie alle capacità e alla disponibilità dell’impresa esecutrice, sono stati svolti in maniera del tutto soddisfacente. Qualcuno è rimasto dispiaciuto per la demolizione dell’esistente copertura del campanile a cui si era affezionato, ma la comunità di Ruttars è una comunità molto piccola che ha nella chiesa il suo simbolo e che quindi ha accolto con gioia un intervento che ha rimesso a nuovo l'edificio e ne assicurerà la buona conservazione per almeno altri trent’anni.

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