COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
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Nell’ambito delle serate per la celebrazione dell ‘”Anno della Fede” programmate ed organizzate dalla Parrocchia di S. Adalberto di Cormons in collaborazione con l’Associazione “Piccola Accademia – Per una Società Rinnovata”, mercoledì 30 gennaio presso il Centro Pastorale “Mons. Giuseppe Trevisan”, Don Rinaldo Fabris ha tenuto la prima delle sue due lectio magistralis dal titolo “La fede di Gesù”, seguita con palese interesse ed attenzione dal numeroso pubblico presente proveniente anche da molti paesi limitrofi alla cittadina collinare.
La dotta ed articolata prolusione del noto biblista udinese - che ha fatto seguito a quella introduttiva di Don Franco Gismano di mercoledì 23 gennaio incentrata sull’illustrazione dell’esortazione apostolica “Porta Fidei” con la quale Sua Santità Benedetto XVI ha indetto l’anno della fede - hainteso mettere in risalto che “la fede di Gesù in Dio”, quale si appalesa dai resoconti evangelici, si sostanzia in un assoluto ed incondizionato atteggiamento di totale fiducia “nell’Amore di Dio”, che, proprio perché totale ed incondizionato, si trasforma in “Amore corrisposto senza riserve” fino all’accettazione obbediente dell’ignominia della Croce.
La fede-fiducia dell’uomo ebreo Gesù è la stessa fede-fiducia dell’arameo errante Abramo, che, obbediente – cioè assiduo all’ascolto della Parola di Dio che lo chiama a lasciare la sua terra e le sue sicurezze – tutto abbandona per avventurarsi nell’altrove umanamente ignoto, ma certo e sicuro perché fondato sulle promesse non ingannevoli di Dio.
La fede di Gesù è quella fede che permette ad ogni credente di scoprire con certezza il “fondamento delle cose che si sperano” e di cogliere la “prova di quelle che non si vedono (Lettera agli Ebrei 11,1) .
In questo senso, la fede di Gesù è una fede tipica della mentalità ebraica, perché nasce non da elucubrazioni di tipo intellettualistico basate su ragionamenti razionalistici cari alla culturaellenistico-romana capace si di pensare a un’entità suprema, ma solo in quanto predisposta alla regolamentazione meccanica delle cose e del loro divenire completamente aliena, però, da ogni compromissione con l’umano e insensibile alle sue esistenziali esigenze; piuttosto nasce dalla esperienza che nel proprio vissuto ogni essere vivente può fare e fa di un Dio che senteininterrottamente e quotidianamente essere a sé “prossimo” in un atteggiamento di amore.
La fede-fiducia di Gesù nasce dalla esperienza toccata con mano della amorevole presenza di Dionella storia individuale di ciascuno e della sua giustizia, la quale non è “par condicio”, né quella scritta sui codici degli uomini, ma qualità del rapporto intimo “creatore-creatura” coniugato in un continuo, costante e vicendevole rapporto di amore dato che vuole ed esige di essere ricambiato.Donde nasce l’esigenza di ripagare con amore l’odio, di offrire anche l’altra guancia a chi ti schiaffeggia o di dare anche il mantello a chi ti toglie la tunica.
L’essere perfetti “come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli” si consegue nell’imitare la qualità dell’amore di Dio, non nel tentativo impossibile di assumerne la natura ontologicamente.
E ciò può essere realizzato solo attraverso un costante e mai stanco o superficiale “ascolto” dellaSua Parola.
“Shemà Israel”. “Ascolta Israele”, il Signore è nostro Dio, il Signore è Uno”.
Porgere l’orecchio a Dio che parla, intenderlo, accostarsi a Lui, farne esperienza mettendo in pratica ciò che l’orecchio da Lui ascolta, obbedire alla Sua Parola senza frapporle alcun “ma”, porre il Lui ogni sicurezza e fiducia fino al punto da poterlo invocare con tutto il cuore e irresistibilmente con l’espressione “Abbà”, cioè “papà”, “babbuccio” e con la stessa genuinità e naturalezza del bambino che è abbagliato dall’amore di cui si sente circondato e che non può fare altro che corrispondere a tanto amore con altrettanto amore pieno di assoluta fiducia.
Allora: in Chi e in che cosa crediamo oggi noi che ci diciamo cristiani, cioè balbettanti imitatori di quel Gesù ebreo detto “Il Cristo”?
Quali riteniamo siano per noi oggi le condizioni essenziali per sentirci in grado di intraprendere e poter percorrere un vero cammino di Fede?
Con questi interrogativi affidati alla meditazione di ciascuno Don Fabris ha inteso concludere la serata, invitando nel contempo tutti i presenti a ritrovarsi, magari ancora più numerosi, mercoledì 6 febbraio sempre in sua compagnia presso il Centro Pastorale di Cormons per riflettere sul temadella seconda lectio magistralis “la Fede in Gesù”.
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