COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
Il gruppo teatrale Rompiscena del Ric Cormòns, sabato 30 aprile, ha rappresentato sul palco del comunale di Cormòns la prima del musical “Aggiungi un posto a tavola”. Una commedia scritta tra il 1974 e il 1975, ormai 42 anni fa, da Garinei e Giovannini con musiche di Armando Trovajoli.
La storia inizia proprio come una favola: “C’era una volta in un paese di montagna…”. Un paese immaginario in cui il curato, don Silvestro, riceve la telefonata di Dio che gli annuncia un secondo diluvio universale a cui saranno risparmiati soltanto gli abitanti della sua parrocchia se andranno a rifugiarsi in un arca da loro costruita. Don Silvestro è stato interpretato magistralmente da Marco Rivolt che è riuscito a rappresentare le difficoltà e i dubbi di un giovane parroco. Difficoltà anche nelle relazioni con una sua parrocchiana, Clementina, innamorata persa di lui. Clementina ha avuto il volto e la voce di Benedetta Falato, che è riuscita a impersonare benissimo il ruolo di una ragazza ingenua ed innamorata persa per un uomo che non può sposare.
In un primo momento i parrocchiani prendono don Silvestro per pazzo, ma poi Dio viene in aiuto del parroco offrendogli qualche effetto speciale: il dono di suonare le campane alzando un dito della mano. I parrocchiani possono scegliere liberamente se costruire l’arca o continuare a vivere come nulla fosse successo. Dio si propone alla vita di questo paesino di montagna non obbliga nessuno. Questo è il primo tema che è proposto da questo musical e che è presente in tutta la sua durata. La maggioranza dei parrocchiani si convincono e costruiscono l’arca, tranne Gianfranco, che essendo ateo, si convincerà soltanto quando parlerà direttamente con Dio Padre. Simone Capello ha ben interpretato il ruolo non facile di Gianfranco personaggio testardo e scontroso.
Mentre tutti si sono prodigati a dimostrare le proprie competenze e abilità nella progettazione dell’arca Dio decide di dettare il progetto dell’imbarcazione a Fischio lo scemo del villaggio, interpretato magistralmente da Francesco Marcon, che ha saputo con la sua ironia contagiare il pubblico del comunale. Dio, come dice il Vangelo, si serve degli umili e confonde i sapienti.
Nella costruzione dell’arca le difficoltà non sono finite. L’arrivo di Consolazione, una donna di “facili costumi”, interpretata da Margherita Tuzzi, che crea scompiglio tra gli uomini della comunità e mette alla prova la loro fedeltà alle loro mogli e fidanzate. Nel paesino di montagna Consolazione trova l’amore della sua vita Toto, impersonato da Raffaele Cosson, che è riuscito a personificare in modo eccellente il ruolo di ragazzo ingenuo. Un plauso va anche a Margherita Tuzzi che è riuscita a sostenere il ruolo non facile di Consolazione, che da donna di facile costumi diviene ragazza innamorata di Toto.
Conclusa la costruzione dell’arca gli abitanti del paesino montano hanno un'altra tentazione: è giusto che tutti salgono sull’arca? Lasciando qualcuno a casa ci sarà più spazio sull’arca. Consolazione è straniera, Toto non ha una moglie e quindi non avrà eredi, Fischio essendo lo “scemo del villaggio” non diventerà mai padre, Cristina e Piergiorgio, la coppia anziana, non potranno avere più figli. Cosa vale di più la propria comodità o salvare la vita delle altre persone? Qui emerge un altro tema importante per la vita di ogni persona: quale valore ha la solidarietà e la condivisione?
Infine arriva addirittura un cardinale mandato dalla Santa Sede a bloccare la costruzione dell’arca dicendo che è frutto di un’allucinazione comunitaria. Il cardinale è stato impersonato da Giuseppe Lavanga, che ha anche interpretato la voce fuori campo di Dio. La comunità di fatto, mai pienamente convinta, decide di abbandonare don Silvestro, che rimane solo con Clementina, che è innamorata persa per lui. Dio propone a don Silvestro di salvarsi solo lui, ma il curato fa un profondo gesto di amore e di donazione di sé agli altri e alla comunità. Il curato infatti, invocando il libero arbitrio, decide di scendere dall’arca per morire con la comunità, che sta servendo. Convince così il Padre Eterno a non continuare nell’idea del secondo diluvio universale. La comunità festeggia la decisione di Dio con una festa a cui partecipa Dio stesso che si manifesta con un bambino, ricordandoci che Lui è tra noi nel volto dei piccoli che incontriamo nella quotidianità.
Questo musical dopo 42 anni di vita è ancora attualissimo, perché, pur presentandosi come una fiaba, pone delle questioni cruciali nella vita di ogni donna e ogni uomo quali la fede, il libero arbitrio, la solidarietà all’interno di una comunità, la fedeltà e il tradimento, l’accoglienza della diversità e il dono di sé fino a sacrificare la propria vita.
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