COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
Una cerimonia nel cimitero di Brazzano presente una delegazione dell’ambasciata a Roma
Un canto funebre in lingua russa eseguito dal coro parrocchiale della chiesa ortodossa di Udine ha accompagnato le preghiere che l’ortodosso padre Vladimir ha recitato in ricordo del 511 soldati morti durante la prima guerra mondiale da allora sepolti nel cimitero militare di Brazzano. Momenti di intensa commozione vissuta da un centinaio di presenti che hanno sfidato una fastidiosa pioggia. Una lamentazione che ricordava, come hanno tramandato i vecchi brazzanesi, quelle che di notte udivano provenire dal campo di prigionia quando moriva un prigioniero russo. Prigionieri che erano molto devoti tanto che all’interno del campo avevano costruito una cappella dove si ritrovavano per pregare.
La cerimonia, svoltasi domenica 3 novembre a Brazzano voleva ricordare in particolare quei 150 soldati russi fatti prigionieri dagli Austroungarici sul fronte della Galizia e deceduti durante la detenzione del campo di Brazzano. Di questi 111 sono sepolti in tombe singole, caso unico in Italia dove in altri cimitero si è preferito riesumare le salme e conservarle in ossari o fosse comuni. Una cerimonia voluta dall’ambasciata della Russia a Roma che solo nella scorsa primavera era venuta a conoscenza del cimitero e della presenza di combattenti russi.
Così a 101 anni dalla fine del conflitto una delegazione ufficiale dell’Ambasciata – formata dal capitano di fregata Oleg Kovalev, dal maggiore Evgeny Sapozhkov e dal vice portavoce dell’ambasciata consigliere Alexander Serebryakov – ha deposto una corona di allora e garofani rossi dinanzi al monumento, eretto nel settembre 1918 dagli austroungarici che riporta la significativa scritta “Freund und Feind im Tode vereint – Amici e nemici uniti nella morte”. “Siamo qui per un omaggio ai soldati morti e per non dimenticare quello che avvenne 100 anni fa”, ha dichiarato Kovalev; il consigliere d’ambasciata ha sottolineato come cento anni fa “la Russia visse un periodo drammatico con due rivoluzioni e i Caduti russi furono ingiustamente dimenticati”.
A dare alla cerimonia un significato di fratellanza tra i popoli - nel cimitero sono sepolti anche combattenti austroungarici, serbi e romeni – la benedizione è stata impartita dal parroco di Cormons monsignor Paolo Nutarelli che, accompagnato da don Fausto Furlanut e don Mauro Belletti, ha recitato una preghiera di suffragio e una invocazione alla pace e al ripudio della guerra.
Uscita dall’oblio, questa storia non sarà dimenticata. La Società Cormonese Austria, che con un libro edito un anno fa ha riportato d’attualità queste vicende facendole conoscere per la prima volta alla Russia, intende proseguire in collaborazione con l’Amministrazione comunale nella conservazione e valorizzazione del sito. “La cerimonia del 3 novembre non è stato un traguardo – ha detto il presidente dell’associazione Giovanni Battista Panzera –, ma l’inizio di una collaborazione per far sì che ogni anno in questo cimitero vengano ricordati i soldati vittime della guerra”. L’Ambasciata Russa si è detta pronta a collaborare anche finanziariamente per migliorare la sistemazione del cimitero la cui ordinaria manutenzione è affidata, tramite Onorcaduti, al Comune di Cormons.
Infine sarebbe interessante che l’Ambasciata Russa facesse conoscere, tramite i media, la storia del campo di prigionia e del cimitero di Brazzano perché forse ci sono ancora parenti che vorrebbero conoscere la sorte dei loro cari e dove sono sepolti.
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