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Solenne celebrazione della Madonna del Carmine a Borgnano

Madonna del Carmine a Borgnano (17/7/2011)Anche quest'anno si è svolta a Borgnano la solenne celebrazione in onore della Madonna del Carmine.

La celebrazione è stata officiata da don Nicola Ban e concelebrata da don Paolo e don Fausto.

La corale "Santa Fosca" di Borgnano ha impreziosito la santa Messa con il suo repertorio solenne.

Don Nicola ha iniziato la sua omelia mostrando all'assemblea un'ampollina e chiedendo se questa risultasse mezza piena o mezza vuota. Questo è stato un prestesto per concretizzare le parole del Vangelo e cioè che spesso assegnamo al contenitore la responsabilità per definire ciò che è positivo (pieno) o ciò che è negativo (vuoto), mentre è il contenuto che va valutato.

Questo "realismo positivo" ci è stato trasmesso dal Vangelo di questa domenica nella parabola del grano e della zizzania, nella parabola del piccolo seme di senapa che germogliando diventa una grande albero e nella parabola del pizzico di lievito che dà forma al pane. Gesù è paziente e misericordioso e ci accoglie a braccia aperte con le nostre debolezze e le nostre virtù.

Al termine della celebrazione, lungo le vie di Borgnano si è svolta la processione, accompagnata dalle preghiere dei fedeli e dalla banda di Monfalcone, mentre il locale gruppo degli Scampanotadôrs ha eseguito il suo repertorio di ritmici rintocchi. Alla processione ha preso parte anche il parroco di Mariano, don Michele.

Questa domenica d'estate, ha visto nuovamente unita la comunità di Borgnano che ha concluso la giornata con un momento conviviale nel cortile attiguo alla chiesa.


Riportiamo il testo integrale dell'omelia di don Nicola:

"Come Gesù cerchiamo di far parlare la nostra realtà quotidiana perché ogni
cosa ci rimandi alla pazienza e alla misericordia di Dio. Questo faceva
anche lui quando parlava in parabole. Guardando un bicchiere non ci può
venire in mente la vecchia storia del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno.
Com'è questo bicchiere? La differenza tra il mezzo vuoto e il mezzo pieno
sta nel nostro sguardo, nel modo in cui guardiamo il mondo.

Gesù oggi ci invita a convertire il nostro sguardo in modo che diventi
simile al suo, uno sguardo ispirato ad un realismo ottimista. Questo sguardo
è necessario perché la realtà è complessa, è ambivalente, la realtà è mista,
c'è poco da fare... In ogni tempo e ad ogni livello troviamo grano e
zizzania, bene e male, segni di speranza e segni di declino, gesti che
edificano la società umana e gesti che la minacciano nei fondamenti
essenziali... il tutto strettamente intrecciato. E questo non solo là fuori,
nel mondo, anche nella Chiesa si ripropone la stessa ambiguità e la stessa
miscela di grano e zizzania: ci sono preti santi e preti peccatori e
delinquenti; ci sono catechisti impegnati animati dal desiderio di
annunciare la Parola di Dio come dono più grande da fare ai bambini, ai
ragazzi e agli adulti e operatori pastorali che vogliono solo farsi vedere e
guadagnare la propria fetta di potere; ci sono forme di povertà e di
condivisione con i poveri e ricchezze scandalose. Ma non solo... zoomando
dentro di noi, prendendo la lente di ingrandimento e fissando lo sguardo
dentro al nostro cuore, ci accorgiamo ancora che anche qui il buon grano e
la zizzania convivono... anche dentro di noi riscontriamo il male e il bene,
spesso con sofferenza per ciò che vorremmo attuare e ciò che non riusciamo a
evitare. È l'esperienza che Paolo con acume sintetizza quando riconosce: «Io
non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. [...] Dunque io
trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a
me» (Rm 7,19.21).

Che fare davanti a questa realtà? Come guardare questo nostro mondo così
ambivalente e misto? Il vangelo ci dà alcune indicazioni. In primo luogo ci
assicura che sarà sempre così e che le due opposte tendenze convivranno
finché durerà il nostro mondo. Avere questa consapevolezza fa parte del
realismo che però deve essere colorato di ottimismo. Se non fosse così
finiremmo in quegli atteggiamenti poco produttivi che oscillano tra il
pessimismo e il santo zelo. Il pessimismo porta a dire che il male regna nel
mondo e che non c'è speranza di alcuna ripresa, chiudendosi così nella
rassegnazione. Il santo zelo è quello rappresentato dai servi della
parabola, che vorrebbero estirpare la zizzania: non si concepisce che il
male e il bene possano, anzi debbano convivere e quindi si desidera la
società dei puri e dei senza macchia. La Chiesa non ha mai ceduto a questa
tentazione che a più riprese si è affacciata nella storia, ma ha accolto
l'insegnamento del Signore secondo cui i puri e gli empi stanno nel mondo
gli uni accanto agli altri.

Il realismo evangelico porta anzitutto all'accettazione di questa realtà, ma
anche sollecita alla perseveranza nella logica del Regno, e indica
chiaramente da che parte stare e invita a essere, nella storia del mondo, il
buon grano. Non solo... Il vangelo ci aiuta anche a correggere il nostro
sguardo sulla realtà. La prima parabola che il vangelo riporta racconta di
due sguardi: quello dei servi, che vede soprattutto le erbacce, e quello del
Signore che si fissa sul buon grano. La parola di Gesù ci invita a
conquistare lo sguardo positivo del Creatore. La nostra coscienza deve saper
vedere ciò che di vitale, di bello, di promettente Dio ha seminato in noi, e
fare sì che porti frutto. L'uomo violento che è in noi dice: strappa subito
da te ciò che è cattivo, ciò che è immaturo o infantile. Il Signore
risponde: abbi pazienza, non agire con violenza. Preoccupiamoci prima di
tutto non della zizzania, dei difetti, delle debolezze, ma di avere un amore
grande, un ideale forte, una venerazione profonda per le forze di bontà,
attenzione, misericordia, accoglienza, libertà che Dio ci ha dato. Facciamo
che esse erompano in tutta la loro bellezza, in tutta la loro potenza, e
vedremo le tenebre ritirarsi e la zizzania senza più terreno. Agli occhi di
Dio, il bene è più forte e più importante del male; il buon seme conta più
della zizzania del campo, una spiga di buon grano vale più di tutte le erba
cattiva della terra.

Per avere questo sguardo ispirato ad un realismo ottimista e alla pazienza
bisogna allenarsi alla logica del piccolo seme che cresce e alla logica del
pizzico di lievito che fermenta tutta la pasta. Bisogna rinunciare
all'illusione di una purezza non realizzabile e alla tentazione del grandi
numeri e del successo immediato.

La logica del piccolo seme e del pizzico di lievito è quella che ha animato
Gesù e i suoi discepoli, è quella che sostiene la speranza e dovrebbe
animare la Chiesa (che non è il regno, ma è un richiamo al regno).

Maria, come prima dei credenti, è stata animata dalla logica che ritroviamo
in queste pagine del vangelo. Altrimenti non avrebbe potuto accogliere la
proposta pazza dell'angelo di diventare Madre di Dio, lei ragazzina di un
paese sconosciuto come Nazareth; non avrebbe compreso l'ambiguità di suo
figlio che da una parte è obbediente, dall'altra parte dà risposte poco
gentili nei confronti dei genitori; soprattutto sarebbe rimasta schiacciata
dal dolore al momento della croce se non avesse avuto la speranza nel seme
che muore e porta frutto.

La stessa logica di realismo ottimista, di speranza e di pazienza deve aver
animato i monaci che si sono ritrovati sul Carmelo e da quel luogo hanno
diffuso la devozione a Maria, come colei che portando in sé il Verbo divino,
ha dato la vita e la fecondità al mondo.

Chiediamo allora di avere lo sguardo di Gesù, sguardo animato da un realismo
ottimista e dalla speranza sostenuta dai piccoli segni."


Segue la galleria fotografica dell'evento

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