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Intervista ad Andrea Femia, regista dei Rompiscena, dopo la prima di Anabalù

Il giorno sabato 27 Aprile 2013, al Teatro Comunale di Cormòns, è stato rappresentato “Anabalù”, lo spettacolo che il gruppo teatrale, i Rompiscena“Rompiscena”, ha iniziato a preparare a Ottobre.

Dopo il successo di “Mamma Mia!”, il regista, Andrea Femia, ha deciso di provare una nuova esperienza: prendendo ispirazione dai suoi attori, dalle sue esperienze e da ciò che si conosce del mondo teatrale, ha scritto interamente di suo pugno il copione.

Quest'anno sono cinque anni che viene messo in scena uno spettacolo. Com'è nata l'idea?

Tutto è iniziato da un'idea mia e di don Paolo Nutarelli, a quel tempo cappellano. Io venivo da diverse esperienze di teatro in ambito scolastico. Ci siamo resi conto che a Cormòns e paesi limitrofi mancava un'esperienza di teatro rivolta ai ragazzi che frequentavano le scuole superiori. Avevo appena concluso il mio percorso scout e volevo cimentarmi in una nuova esperienza di servizio, così, trovata la disponibilità della parrocchia, ho cercato di costruire il gruppo teatrale e realizzare il primo spettacolo: "Grease".

Come vivi l'avventura di trovarti con i ragazzi, aiutarli a capire il personaggio, a interpretarlo e a portarlo in scena?

Diciamo che coesistono due diversi istinti: il primo è di dare, dal di fuori, indicazioni su personaggi e scene; il secondo è di interpretare in prima persona il ruolo dei ragazzi. Coniugo le due cose cercando nello stesso tempo di spiegare e mostrare qual è la mia idea sul personaggio.

L'adrenalina è sempre a mille prima, durante e anche dopo gli spettacoli. Come la affronti e come aiuti gli attori?

Devo dire che, purtroppo, ci si abitua anche al palcoscenico e al contatto con il pubblico. Personalmente, quando devo interpretare un ruolo, sono consapevole che vale molto di più la preparazione prima di uno spettacolo che non i minuti immediatamente prima all'entrata in scena. Tenendo conto di questo, durante lo spettacolo cerco solamente di tranquillizzare gli attori e allo stesso tempo galvanizzarli sulla loro interpretazione, affinché rendano al massimo.

 Quest'anno hai scritto tu stesso il copione. E' stato difficile trovare l'ispirazione? Continuare a scrivere nonostante gli altri impegni?

"Anabalù" è il mio primo copione teatrale. Devo dire che, a priori, credevo fosse molto più semplice. Il tempo effettivo di scrittura non è molto, approssimativamente ci ho messo una quarantina di ore, ma dilatate in un arco di più di quattro mesi. E' molto difficile, quindi, trovare la concentrazione e l'ispirazione giusto.

I ragazzi sono entusiasti del vostro lavoro insieme. Hai intenzione di continuare a organizzare spettacoli?

La mia passione non è di organizzare spettacoli, ma di raccontare storie. Partire da un testo, pensare a un immagine, costruire la rappresentazione. Sarebbe bello poter continuare a realizzare progetti come questi: partorita un'idea se ne concepisce un'altra.

La gratificazione più grande nel vedere i ragazzi salire in scena qual è? E ti ripaga di tutto il duro lavoro compiuto durante l'anno?

La mia soddisfazione più grande e la soddisfazione stessa dei ragazzi. Che è piena solo se si rendono conto che il risultato ottenuto è davvero ottimo. Questo vuol dire che ci deve essere sia un riscontro positivo del pubblico, non solo quello casalingo, sia una consapevolezza dei propri progressi e delle proprie capacità.

Si spera, quindi, che negli anni futuri il gruppo parrocchiale riesca a portare in scena ancora molti spettacoli, visto il successo che riscuotono – l’anno scorso il Teatro di Cormòns è stato riempito per due serate – e la gioia che danno, non solo agli attori che salgono sul palco, ma anche al pubblico che li guarda.

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