COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
“Diciannove anni di fede, amore e luce che irradiavano il mondo”. Queste sono state le parole usate da Benedetto XVI per descrivere la breve vita di una beata del nostro tempo: Chiara Luce Badano. Nell'Angelus della domenica in cui il Pontefice ha informato della beatificazione di Chiara Luce Benedetto XVI ha detto “Solo l'Amore con la “A” maiuscola può rischiarare la nostra vita”.
Proprio sulla straordinaria vita della beata Chiara Luce Badano è stato dedicato l'evento, svoltosi venerdì 12 ottobre presso il Palazzetto dello Sport di Cormòns alle 20.30, che conclude e inizia l'anno della Piccola Accademia,. Dopo due anni in cui si è potuto ascoltare due testimonianze di conversione (quella di Paolo Brosio e di Claudia Koll), quest'anno la Piccola Accademia ci ha proposto la vita di una giovane, che cresciuta in una famiglia cristiana, ha vissuto sempre con una fede forte; grazie alla quale è riuscita ad accogliere la sofferenza con gioia.
L'incontro non è stata una conferenza, ma una serata di riflessione. Grazie alla performace acustica, prodotta dal Lounge Room Studio, dal titolo “Un diario per Chiara Luce”, e alla testimonianza di Mons. Livio Maritano, Vescovo emerito di Acqui Terme promotore della causa di Beatificazione, e Mariagrazia Magrini Vice postulatrice, siamo riusciti ad essere irradiati dalla luce di Chiara Badano.
Già all'età di sei anni Chiara Luce aveva scritto pensando alla sua vita: “Devo aiutare ad ordinare il mondo”. Sempre quando era ancora bambina aveva detto: “Ci sono stelle che si accendono e si spengono altre che brillano sempre”.
Chiara è nata nel 1971 e ha vissuto una breve esistenza, soltanto 19 anni, ma certamente una vita vissuta in modo pieno. Possiamo dire che Chiara era una giovane tra i giovani: faceva tantissimi sport e aveva molti amici. Chiara sognava di diventare un medico per poi andare in Africa per curare i bambini. Un amore quello dell'Africa che è iniziato da piccola. Da bambina aveva sentito una testimonianza di un missionario. Questa testimonianza l'ha così colpita che le ha fatto scrivere riguardo ai bambini africani “D'ora in poi penseremo noi a loro”. Da quel momento Chiara ha iniziato a raccogliere offerte per poi devolvere ai missionari.
Nella sua vita ha incontrato il Movimento dei Focolarini e Chiara Lubich. Chiara Lubich le ha fatto conoscere Gesù abbandonato nel momento della sua passione, che possiamo trovare in tutti gli uomini abbandonati.
Il sogno di dedicare la sua vita per curare i bambini africani è rimasto il progetto di vita per Chiara Luce, finché ha saputo della malattia inguaribile. Aveva 17 anni, quando dopo una visita oncologica, aveva chiesto 25 minuti di silenzio. Durante questi lunghi minuti in cui ha chiesto a Dio: “Perché Signore?” Sapendo però che Dio è Amore e vuole sempre il bene dei figli ha concluso la sua meditazione pensando che: “Se lo vuoi Tu lo voglio anch'io”. Grazie alla certezza nell'Amore di Dio ha vissuto l'esperienza della sofferenza cantando, anche quando aveva rifiutato la morfina, perché voleva rimanere lucida. Chiara Luce diceva che quando soffriva molto la sua anima cantava. Durante la sua malattia incontrava i suoi amici coetanei e ascoltava i loro problemi quotidiani (gli esami, i problemi di cuore o con i genitori) dando loro consigli in base agli insegnamenti di Gesù. Dopo questi incontri diceva: “Non immaginate le altezze dove mi trovavo e i miei amici con i loro problemi mi fanno scendere sulla terra”.
La morte per Chiara Luce era l'incontro con lo sposo, il suo amato Gesù. Per questo motivo ha chiesto di essere vestita in bianco come una sposa.
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