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Intervista a Mariachiara e Sonia sul pellegrinaggio diocesano in Terra Santa.

Maria Chiara e Sonia in terra SantaCIELO TERSISSIMO, ROCCIA ARIDA, CONFLITTO E CONVIVENZA...

Dal 5 al 19 agosto la Pastorale Giovanile della nostra Diocesi ha organizzato un pellegrinaggio in Terra Santa al quale hanno partecipato anche due giovani cormonesi: Mariachiara e Sonia. La redazione Web&Voce dell'Unità Pastorale di Cormòs ha voluto intervistarle non per raccontare il Pellegrinaggio, ma per sentire ciò che hanno appreso da questa esperienza.

Mariachiara ha 25 anni e sta facendo il dottorato di ricerca in lingue e lettere straniere mentre Sonia ha 20 anni ed è studentessa del corso di laurea in scienze matematiche.

Per quale motivo avete deciso di partecipare al pellegrinaggio in Terra Santa ?

Mariachiara: Per me era sempre un sogno andare in Terra Santa, perchè è la casa del Padre e di Maria nostra madre. La casa dei genitori è anche la casa dei figli quindi se siamo figli di Dio la Terra Santa è anche casa nostra. Nella proposta di questo pellegrinaggio mi è piaciuta l'idea di essenzialità e semplicità del pellegrinaggio: “vivere la Terra Santa dal di dentro”.

Sonia: Ho deciso di partecipare al pellegrinaggio diocesano della Pastorale Giovanile, perchè cercavo un'occasione per fare silenzio e meditare se la mia fede era qualcosa ancora di infantile o diventava una scelta di vita adulta. Prima di partire per la Terra santa sentivo lontana la liturgia e facevo difficoltà a viverla intensamente. Ho scelto di partecipare al pellegrinaggio anche perchè sentivo la necessità di mettermi alla prova per vivere in situazioni difficili. Il programma, infatti, prevedere di vivere nel deserto con persone che non ho scelto. Quindi le motivazione della mia partecipazione erano sia la ricerca di momento di spiritualità sia l'esigenza di mettermi alla prova.

Cosa vi ha insegnato l'esperienza del deserto ?

Sonia: Nel deserto ho trovato il silenzio. Un luogo dove non c'è traffico e l'unico rumore erano gli aerei che sfrecciavano alti nel cielo. Il deserto mi ha permesso di guardare verso l'infinito e cercare un ordine un filo conduttore dei pensieri; compito difficile da assolvere nella nostra vita frenetica. Il deserto è stato anche per me la scoperta di una luminosità fortissima, non è un ambiente arido ma un luogo luminoso che ti porta a riflettere. L'esperienza del deserto deve essere vissuto per pochi giorni dopo i quali ti viene il desiderio di ritornare tra la gente.

Mariachiara: Il deserto lo vissuto come un modo per fare tabula rasa: essenzialità cielo azzurro tersissimo e l'aridità della roccia. Il vento che ti risuona nelle orecchie è l'unico suono: non hai altro e quindi riesci a meditare. Sei nel niente e ti riempi di Dio, perchè non hai altro. Ho pensato nei giorni del deserto come Gesù ha vissuto nel deserto i suoi 40 giorni.

Il deserto è stata l'occasione per scoprire l'essenzialità della bellezza vera. L'idea del deserto, che noi occidentali abbiamo,  è quella delle dune dei racconti “Mille e una notte” oppure la negatività dell'assenza di vita e di acqua. Il deserto del Negheb ti fa, invece, vedere una bellezza essenziale: la roccia e il cielo. Un luogo talmente essenziale che ti fa pensare alla bellezza nella semplicità  Questa esperienza mi ha spiegato che molti bisogni, che noi abbiamo, sono creato delle maschere che ci costruiamo nella vita di ogni giorno.

Dal deserto siete passate alle città della Terra Santa (Betlemme, Nazareth e Gerusalemme). Come è stato il passaggio dal deserto alla città ?

Sonia: Per me è stato un passaggio naturale. Betlemme e Nazareth sono diverse dalle nostre città sia per i ritmi delle preghiere sia per le persone che incontri. Le case di queste città erano costruite con materiali simili alla roccia desertica. Devo sottolineare che durante i giorni trascorsi nel deserto abbiamo incontrato le oasi dove c'era molta gente.

Mariachiara: Arrivare in città era gioia e shock. Le città che abbiamo incontrato durante il pellegrinaggio, sono un mondo diverso dal nostro è rappresentano una continuità culturale. Io ho percepito una continuità biblica tra il deserto e i luoghi dove ha vissuto Gesù Durante i giorni del deserto abbiamo riflettuto su alcune figure dell'Antico Testamento (come Mosè e Abramo) mentre nei giorni vissuti in città abbiamo meditato sul Nuovo Testamento. Chiaramente dal suono del vento, unico rumore del deserto, entrare in una città come Gerusalemme significa dover riabituarsi ai rumori e a stare attenti a tutto ciò che ci circonda.

Veniamo ai luoghi sacri che avete visitato. Cosa vi è rimasto più impresso ?

Mariachiara: La conflittualità e l'odio che è in contrasto con una terra dove sono presenti i luoghi più importante per tre religioni. Questo è un segno evidente che il male esiste e mina il Regno di Dio, però noi sappiamo che il male non può prevalere. Nonostante l'odio e la conflittualità si può vedere che c'è la possibilità per le tre grandi religioni monosteiste di condividere la stessa terra. Un esempio è il Santo Sepolcro dove sette comunità cristiane diverse condividono la stessa Basilica e anche se litigano riescono a vivere assieme.

Sonia: A Cafarnao il 14 agosto abbiamo fatto la Celebrazione Eucaristica interinante dentro il sito archeologico leggendo il Vangelo nei vari luoghi del sito dove è avvenuto il brano evangelico ed è stato un bellssimo momento di spiritualità soprattutto lo sguardo sul lago. Mi ha insegnato che Gesù ha vissuto una vita semplice fatta di silenzio e condivisione. Un'altra tappa importante è stata i Getsemani dove abbiamo vissuto tre ore di condivisione di ciò che abbiamo vissuto nel pellegrinaggio.

Cosa avete portando del pellegrinaggio nella vita di ogni giorno ?

Sonia: La luminosità e la positività della Terra che abbiamo visitato. La grande volontà tra la comunità palestinese di progettare il futuro al di là del fatto che loro non hanno niente. Noi non abbiamo la positività che che deve essere lo stile del cristiano. C'è un involucro, rappresentato dal benessere e dal consumismo che filtra le cose importanti e ci rende molto superficiali. La nostra fede è a volte superficiale legata ai riti e tendenzialmente individualista. Dobbiamo riscoprire i legami nella comunità Dobbiamo riuscire a vivere spazi di silenzio e meditazione, ma poi portare il frutto della preghiera e meditazione nelle nostre comunità come faceva Gesù che inframezzava nella sua vita momenti di silenzio e preghiera con momenti di vita comunitaria.

Mariachiara: così come non sprechi l'acqua nel deserto non dobbiamo sprecare le parole. Essere veri, fissare gli obiettivi e le azioni che voglio intraprendere per addivenire agli obiettivi. Chiamare, inoltre, le cose per nome senza paura della verità. Il primo impegno che mi sono prefissata è di sensibilizzare i cristiani sulla Terra Santa. Se siamo cristiani siamo responsabili di ciò che succede nei luoghi dove ha vissuto Gesù. Il pellegrinaggio mi ha fatto capire, anche, che la resurrezione c'è nella croce cioè nelle mie difficoltà trovare già i germi della resurrezione.

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