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Report dal Burkina Faso: ACQUA AZZURRA, ACQUA… POTABILE!

Forage nel villaggio di Sounkouinsidi Marta Sodano

Il Burkina Faso si trova nella regione del Sahel, zona semi desertica che confina con l’estremità occidentale del Sahara, una delle zone più aride del mondo, ad alto rischio desertificazione. Il clima della regione è secco, può non piovere anche per nove mesi di fila, mentre l’acqua inonda i campi durante la stagione delle piogge, rendendo difficile praticare l’agricoltura. Solo lo 0,1% del territorio burkinabé è ricoperto d’acqua e ciò fa sì che l’oro blu diventi oggetto di una lotta quotidiana. Avere l’acqua significa vivere.

Ma in città l’acqua è cara e spesso c’è coupure, ossia il servizio di erogazione viene bloccato per diverse ore, mentre nei villaggi l’acqua dei forage (pozzi) è rara e spesso lontana. Infatti, per quanto negli ultimi anni l’accesso all’acqua sia fortemente migliorato, in molti villaggi bisogna spesso percorrere lunghe distanze per raggiungere i punti d’acqua potabile più vicini, un lavoro pesante che viene spesso lasciato a donne e bambini. Quando ciò non è possibile, si beve anche l’acqua dei pozzi tradizionali, acqua marrone, non potabile e che diventa la maggiore causa di malattie: tifo, colera, dissenteria, infezioni della pelle e degli occhi, parassitosi, ecc. È per questo che dal 2007 il CVCS lavora in collaborazione con la Provincia di Gorizia e l’AATO ad un programma per migliorare l’accesso

all’acqua nelle zone rurali del Burkina Faso. Per questo progetto viene appoggiata un’associazione locale, l’Aide au Yatenga, basata nella regione più settentrionale del Burkina Faso, dove si concentra l’azione del progetto, ossia la zona con clima più secco e la più soggetta alla desertificazione. Cerchiamo dunque di capire di cosa si occupa questo progetto.

Prima di tutto vengono costruiti dei forage, ossia dei pozzi d’acqua potabile, per migliorare le condizioni di salute delle persone e per alleggerire il carico di lavoro di donne e bambini.

I forage vengono costruiti da una ditta locale, con modelli reperibili in loco e conosciuti dagli artigiani locali, che così saranno in grado di effettuare le eventuali riparazioni. La loro gestione viene affidata alla popolazione del villaggio che si costituisce in Comitati di Gestione e che riceve una formazione sull’utilizzo e la manutenzione dell’infrastruttura, oltre che delle sensibilizzazioni sulle norme igienico-sanitarie basilari legate alla raccolta, il trasporto e la conservazione dell’acqua.

Si finanzia poi la creazione di pozzi orticoli, ossia pozzi che permettono di avere la disponibilità di acqua per tutto l’anno, anche durante i mesi più secchi, per poter praticare l’orticoltura. Vengono così creati degli orti comunitari, gestiti da gruppi di donne che possono coltivare la terra anche in controstagione, integrare la dieta familiare con frutta e verdura e vendere poi il surplus produttivo, permettendo di avere delle entrate economiche che andranno a migliorare la condizione economica familiare e dell’intero villaggio.

Oltre alla coltivazione degli orti, viene proposto alle donne dei villaggi un supporto formativo e strumentale per l'avvio e lo sviluppo di Attività Generatrici di Reddito (AGR). Queste attività comprendono produzione, trasformazione e commercializzazione di prodotti orticoli, saponi, ecc. che potranno vendere nei mercati locali.

Inoltre il CVCS appoggia l’installazione di piattaforme multifunzionali, ossia dei motori a cui possono essere attaccati vari moduli (macine per il miglio, decorticatrici per le noci di karité, macchine per saldare il ferro, carica batterie,..). Queste piattaforme permettono di accelerare ed alleggerire i lavori più pesanti che altrimenti vengono ancora eseguiti a mano o con metodi tradizionali.

Infine da quest’anno, il CVCS ha iniziato a finanziare anche la costruzione di latrine familiari, al fine di migliorare le condizioni igieniche dei villaggi, dove queste non sono spesso presenti. Secondo le più recenti statistiche, infatti, il 76% della popolazione ha oggi accesso all’acqua potabile, dato però che si abbassa nelle zone rurali. Molto più basse, invece, le percentuali di chi ha accesso a dei servizi igienici adeguati, appena il 6% nel Burkina rurale e il 33% nelle città1. Ciò costituisce un grave pericolo per l’igiene e per la trasmissione di patologie anche gravi.

Vengono dunque ora proposte anche delle formazioni sull'importanza dell'uso delle latrine e sulla ripercussione positiva al miglioramento delle condizioni di salute personale e di salubrità ambientale. Questi interventi si inseriscono tutti all'interno di un programma pluriennale del CVCS in Burkina Faso in collaborazione con la provincia di Gorizia, l'AATO e i partner locali, dando così continuità ai progetti e valorizzando l'esperienza acquisita, per dare risposta ad uno dei bisogni fondamentali dell'uomo che rappresentano non solo una condizione essenziale per la vita e la salute della popolazione, ma anche per lo sviluppo di attività economiche che possano portare ad un miglioramento delle condizioni di vita. Quindi, non solo acqua come elemento fondamentale di sopravvivenza e salute, ma anche motore di sviluppo e miglioramento economico.

Report Burkina Faso

si pubblica in Bobo Dioulasso,

burkina@cvcs.it

CVCS Centro Volontari Cooperazione allo Sviluppo

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Gianfranco Ravasi, Cardinale

Esprimo la mia vicinanza alle popolazioni delle Filippine, colpite da un forte tifone che ha provocato molti morti e distrutto tante abitazioni. Che il Santo Niño porti consolazione e speranza alle famiglie più colpite. #PreghiamoInsieme.

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