COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
Don Alberto De Nadai è stato ospite della Piccola Accademia martedì 22/05 sera nel corso di un incontro dal titolo “…un uomo scende a Gerico… Storia di un prete”.
Al pubblico presente, stimolato dalle domande rivoltegli dal conduttore Giacomo Busilacchio, il sacerdote goriziano ha raccontato con sincerità, umiltà, ma anche con punte d’orgoglio e di fierezza, la sua esperienza esistenziale di uomo ormai ottantenne e i suoi sogni e gli impegni di persona consacrata al servizio di Dio e del prossimo. Ha rievocato con commozione i suoi anni infantili trascorsi nel paese natale, quelli del seminario vissuti a Gorizia, dove giunse a 12 anni, l’amicizia fraterna che lo ha legato ai suoi compagni di studio Don Sambo e Don Bearzot, assieme ai quali è stato ordinato sacerdote nel 1959 dall’allora Arcivescovo Mons. Ambrosi, di cui fu anche segretario e che gli conferì i primi incarichi pastorali e di responsabilità ecclesiale, tra i quali quello di Vice-Direttore del Seminario.
Ha ricordato gli entusiasmi suscitati in lui dal Concilio Vaticano II e con commozione la figura dell’Arcivescovo Pangrazio, il quale, nel indicargli dall’alto della collina del seminario il luogo dove stava allora (1965) sorgendo il nuovo quartiere di S. Anna, gli disse di andare là come Parroco per costruirvi con la gente una Chiesa “come la vuole il Concilio”.
Tra entusiasmo e qualche spunto polemico Don Alberto ha rievocato quegli anni della sua missione pastorale, il suo tentativo di “essere prete tra le persone”, le celebrazioni dell’eucarestia sotto i portici di un palazzo non essendoci ancora la Chiesa, le omelie preparate con i fedeli, il discutere i problemi di tutti i giorni cercando di coniugarli con un Vangelo vissuto “sine glossa”, le molte difficoltà, le incomprensioni della gerarchia, i rifiuti e infine la rimozione dall’incarico; poi, il ritrovarsi a dormire in una roulotte e senza un sostentamento, l’aiuto di chi gli procura un lavoro da meccanico e di chi gli trova un appartamento dove vivere, ma nel quale incomincia ad ospitare emarginati, tossicodipendenti ed ex carcerati che trova addormentati sulle panchine dei giardini pubblici.
Nasce così l’idea di fondare con questi “scarti della società” una cooperativa di lavoro, che chiama in modo beneaugurante “Arcobaleno”; ma poi ci sono i tossicodipendenti, per cui nasce la cooperativa “La Tempesta”, così come sorge qualche anno dopo l’Onlus che avrà cura dei psicopatici. Ora, dice Don Alberto, ho lasciato a chi è piu’ giovane di me la direzione e la responsabilità delle varie iniziative; mi occupo in prima persona solo dell’ultima realtà nata a Farra, dove in una casa donata da una benefattrice cerco di condividere con chi esce dal carcere, o che ha ancora problemi non del tutto risolti con la giustizia, drammi, angosce, ma anche speranze che occorre sempre dare.
Ho avuto la vocazione, si chiede? “Lo sapro’ con certezza quando saro’ a faccia a faccia con Dio”.
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