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Giovedì 26/09 alle ore 20:00 presso il Ricreatorio di Cormons si terrà l'incontro dei volontari per l'Emporio di Cormons --- Venerdì 27/09 alle ore 18:30 presso il Ricreatorio di Cormons si terrà l'incontro dei genitori dei bambini che frequentano il primo anno di catechismo --- Domenica 29/09 alle ore 10:30 presso il Santuario di Rosa Mistica l'Arcivescovo Mons. Carlo Radaelli celebrerà la Santa Messa in cui verranno ricordati gli anniversari di professione religiosa delle Suore della Provvidenza --- Fino al 29/09 la Caritas Parrocchiale in Duomo e nella Chiesa di San Leopoldo a Cormons raccoglie il materiale scolastico; lo stesso potrà essere consegnato presso la sede di via Pozzetto 2 a Cormons sabato 21 e 28 settembre ---

I SANTI PATRONI DELLA DIOCESI E DEL FRIULI VENEZIA GIULIA

Ss. Ermagora e FortunatoSecondo il Catalogo Episcopale Aquileiese, Ermagora e Fortunato furono il primo vescovo di Aquileia e il suo diacono. Nella loro passio si racconta che l’apostolo Pietro, mentre si trovava a Roma, incaricò il discepolo ed evangelista Marco di diffondere la buona novella nella città di Aquileia. Obbediente, Marco intraprese questo lungo viaggio e finalmente giunse in vista della metropoli altoadriatica. Presso la porta occidentale incontrò un giovane lebbroso, il quale, saputo che Marco era un medico cristiano capace di guarire tutte le malattie, lo scongiurò di sanarlo. L’evangelista allora lo toccò ed all’istante il suo braccio e la sua mano guarirono. Il giovane, che si chiamava Ataulfo ed era di nobile stirpe, corse a casa e raccontò tutto al padre Ulfila: questi a sua volta si precipitò dallo straordinario taumaturgo e lo pregò di guarire completamente il suo figliolo. Marco esaudì la preghiera, vedendo che Ulfila era pronto ad accogliere la Fede cristiana con cuore sincero; infatti il nobiluomo volle essere subito battezzato insieme alla sua famiglia.

Dopo aver svolto la sua missione per alcuni anni, convertendo numerosi aquileiesi e formando la prima comunità cristiana del luogo, Marco desiderò far ritorno a Roma per rivedere Pietro. Egli condusse con sé Ermagora, vir christianissimus et elegans persona (uomo di salda Fede e persona corretta), affinché fosse consacrato vescovo da Pietro in persona. Ritornato in patria, Ermagora continuò a predicare con fervore, compiendo miracoli, battezzando, ordinando sacerdoti e diaconi, inviando missionari nelle città della regione aquileiese.

Allorché ad Aquileia si insediò il nuovo preside, Sebasto, i sacerdoti pagani gli chiesero di intervenire nei confronti di Ermacora, colpevole di sedurre il popolo con la nuova religione e di allontanarlo dai templi degli dei romani. Sebasto lo fece arrestare immediatamente e gli intimò di abiurare e di sacrificare agli dei pubblicamente. Al suo netto rifiuto, lo condannò alle consuete atroci torture; Ermacora le sopportò tanto coraggiosamente da impietosire il popolo, che a gran voce chiese al preside di farle cessare. Temendo disordini, irritato ed impaurito Sebasto fece incarcerare Ermagora. Anche in cella il vescovo continuò a pregare e a parlare di Cristo, finchè Ponziano, il suo carceriere, convertitosi, chiese il battesimo. Con l’aiuto di  Ponziano molti aquileiesi poterono recarsi in carcere per ascoltare la predicazione di Ermagora e convertirsi, “profondamente colpiti dalla luce e dal profumo soavissimo che emanavano dalla sua cella”. Questo fatto indispettì molto i sacerdoti pagani i quali, minacciosi, intimarono al preside di condannare il vescovo alla pena capitale, come del resto era già stato fatto a Roma nei confronti di Pietro. Sebasto domandò tre giorni di tempo per riflettere e agire con prudenza. In quei giorni Ermagora potè compiere altri miracoli: guarì il figlio di Gregorio, che era indemoniato, e ridonò la vista alla matrona Alessandria. 

Inoltre, su richiesta dei presbiteri, nominò suo successore il diacono Fortunato. Sempre più impaurito dalle minacce dei suoi sacerdoti, il preside decise di far decapitare Ermagora insieme a Fortunato, ma volle che la condanna fosse eseguita di nascosto, in carcere e di notte, per timore di tumulti. I loro corpi furono raccolti da Ponziano, Gregorio e Alessandria e sepolti nel recinto funerario di quest’ultima, in un cimitero non lontano dalle mura della città. Tutti i malati che si recavano a venerarne la tomba riacquistavano la salute.

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