COLLABORAZIONE Pastorale di Cormòns - Parrocchie di Borgnano, Brazzano, Dolegna del Collio e Cormòns
Continuiamo il nostro cammino di approfondimento sulla figura del Vescovo alla vigilia dell'ingresso di Mons. Carlo Maria Roberto. Aiutati da Mons.Centomo, in questi giorni cercheremo di comprendere più attentamente la figura del vescovo, la sua presenza, la sua missione pastorale nella vita di una Chiesa particolare, di una diocesi.
Ultima Tappa: Pastore con la Parola e con l’esempio
“Il ministero del Vescovo quale annunciatore del Vangelo e custode della fede nel Popolo di Dio non sarebbe compiutamente esposto, se mancasse l'accenno al dovere della coerenza personale: il suo insegnamento continua con la testimonianza e con l'esempio di un'autentica vita di fede. Se il Vescovo, che insegna con un'autorità esercitata nel nome di Gesù Cristo la Parola ascoltata nella comunità, non vivesse ciò che ha insegnato, darebbe alla comunità stessa un messaggio contraddittorio. Appare così chiaro che tutte le attività del Vescovo devono essere finalizzate alla proclamazione del Vangelo, «potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rm 1, 16). Il suo compito essenziale è di aiutare il Popolo di Dio a rendere alla parola della Rivelazione l'obbedienza della fede (cfr Rm 1, 5) e ad abbracciare integralmente l'insegnamento di Cristo. Si potrebbe dire che, nel Vescovo, missione e vita si uniscono in maniera tale che non si può più pensare ad esse come a due cose distinte: noi Vescovi siamo la nostra missione. […]. È nella testimonianza della nostra fede che la nostra vita diventa segno visibile della presenza di Cristo nelle nostre comunità.
La testimonianza della vita diventa per un Vescovo come un nuovo titolo d'autorità, che si accosta al titolo oggettivo ricevuto nella consacrazione. All'autorità si affianca così l'autorevolezza. Ambedue sono necessarie. Dall'una, infatti, sorge l'esigenza oggettiva dell'adesione dei fedeli all'insegnamento autentico del Vescovo; dalla seconda, la facilitazione a riporre la fiducia nel messaggio” (PG 31).
Sovente si paragona la figura del Vescovo a quella del Buon Pastore. Mai immagine più azzeccata è questa. Infatti il Pastore ha dei compiti ben precisi, come ci ricorda GV (?): “conosce le sue pecore, cerca le sue pecore, ne ha cura, le passa in rassegna, le raduna da tutti i luoghi, le porta fuori dal recinto (le libera), offre la sua vita per le pecore”
Il Pastore è chiamato a conoscere ogni uomo che incontra. Conoscere è un verbo che “obbliga” ad avere con gli uomini una profonda relazione, un lungo proficuo scambio di affetto, un’amicizia vera e profonda.
E’ chiamato a cercare e non aspettare perché l’annuncio del Vangelo è movimento; è guardare negli occhi degli uomini per scoprire il desiderio di Dio che è in ciascuno.
E’ chiamato, sul modello Gesù, ad aver cura di ogni uomo e donna anche quando la malattia sembrerà inguaribile e la guarigione lontana, quando il male ha colpito e scolpito nel cuore solchi profondi che sembrano incolmabili.
E’ chiamato a passare in rassegna e radunare nell’unica Chiesa di Cristo il popolo di Dio.
E’ Chiamato a portare fuori dal recinto del male coloro che hanno smarrito la via del bene, che pensano di poter fare a meno di Dio. Indicare a tutti il sentiero del bene, sapendo quanto esso sia scosceso e pieno di inciampi senza avere paura di scontentare, seguendo la parola di Gesù: “il vostro linguaggio sia si, si; no, no” (Mt 5,37).
E’ chiamato a offrire la vita per Cristo e la Sua Chiesa. Chiamato alla donazione completa in ogni circostanza senza guardare alla propria vita.
Il Vescovo? Pastore “scomodo”, perché testimone di uno stile di vita non solo predicato, ma soprattutto praticato.
Terza Tappa: "Il Vescovo maestro della fede"
“Nell'esercizio del loro ministero di insegnare annunzino agli uomini il Vangelo di Cristo, che è uno dei principali doveri dei vescovi invitando gli uomini alla fede o confermandoli nella fede viva. Propongano loro il mistero integrale di Cristo, ossia quelle verità che non si possono ignorare senza ignorare Cristo stesso; e additino contemporaneamente alle anime la via da Dio rivelata, che conduce gli uomini alla glorificazione del Signore e con ciò alla loro eterna felicità.
Mostrino inoltre che, nei disegni di Dio, le stesse cose terrene e le umane istituzioni sono ordinate alla salvezza degli uomini e possono di conseguenza non poco contribuire all'edificazione del Corpo di Cristo.
Insegnino pertanto quanto grande è, secondo la dottrina della Chiesa, il valore della persona umana, della sua libertà e della stessa vita fisica; il valore della famiglia, della sua unità e stabilità, della procreazione ed educazione della prole; il valore della società civile, con le sue leggi e con le varie professioni in essa esistenti; il valore del lavoro e del riposo, delle arti e della tecnica; il valore della povertà e dell'abbondanza dei beni materiali. E da ultimo espongano come debbano essere risolti i gravissimi problemi sollevati dal possesso dei beni materiali, dal loro sviluppo e dalla loro giusta distribuzione, dalla pace e dalla guerra, e dalla fraterna convivenza di tutti i popoli” (CD 12).
Dio dona la sapienza del cuore mediante la sua Parola, viva, efficace, capace di mettere a nudo l'intimo dell'uomo […]. - La divina Parola, dopo essere stata rivolta "nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti" (Eb 1,1), negli ultimi tempi è stata inviata agli uomini nella persona stessa del Figlio (cfr Eb 1,2).
Noi pastori, in forza del munus docendi, siamo chiamati ad essere annunciatori qualificati di questa Parola. "Chi ascolta voi, ascolta me!" (Lc 10,16). Compito esaltante, ma anche grande responsabilità! Ci è stata affidata una parola viva: dobbiamo dunque annunciarla con la vita, prima che con la bocca. E' parola che coincide con la persona di Cristo stesso, il "Verbo fatto carne" (Gv 1,14): è dunque il volto di Cristo che dobbiamo mostrare agli uomini; la sua croce che dobbiamo annunciare, facendolo con il vigore di Paolo: "Io ritenni di non sapere altro in mezzo a voi, se non Gesù Cristo, e questi crocifisso" (1 Cor 2,2)
(GIOVANNI PAOLO II, Omelia Giubileo dei Vescovi, 8 ottobre 2000)
Seconda tappa: "I vescovi, successori degli apostoli"
“La missione divina affidata da Cristo agli apostoli durerà fino alla fine dei secoli (cfr. Mt 28,20), poiché il Vangelo che essi devono predicare è per la Chiesa il principio di tutta la sua vita in ogni tempo. Per questo gli apostoli, in questa società gerarchicamente ordinata, ebbero cura di istituire dei successori. […].
Fra i vari ministeri che fin dai primi tempi si esercitano nella Chiesa, secondo la testimonianza della tradizione, tiene il primo posto l'ufficio di quelli che costituiti nell'episcopato, per successione che decorre ininterrotta fin dalle origini sono i sacramenti attraverso i quali si trasmette il seme apostolico. […].
I vescovi dunque hanno ricevuto il ministero della comunità per esercitarlo con i loro collaboratori, sacerdoti e diaconi. Presiedono in luogo di Dio al gregge di cui sono pastori quali maestri di dottrina, sacerdoti del sacro culto, ministri del governo della Chiesa. Come quindi è permanente l'ufficio dal Signore concesso singolarmente a Pietro, il primo degli apostoli, e da trasmettersi ai suoi successori, cosi è permanente l'ufficio degli apostoli di pascere la Chiesa, da esercitarsi in perpetuo dal sacro ordine dei Vescovi” (LG 20).
Gli Apostoli, oltre ad essere fondamento della Chiesa, furono anche l'origine della ministerialità, Pastori della Chiesa.
Il ministero sacerdotale ha, dunque, come secondo fondamento - dopo quello cristologico (il sacerdozio di Cristo) la successione apostolica che è la continuità nel tempo del ministero apostolico, indispensabile per la vita della Chiesa.
I Dodici ebbero cura di istituire dei successori, perché la missione loro affidata venisse continuata dopo la loro morte. Così, obbedendo alla volontà del Signore, istituirono i ministeri che avevano la missione di continuare l'opera iniziata da loro e dettero ai loro successori l'ordine di affidare questo ministero ad altri, affinché continuasse la successiva generazione di cristiani. La successione apostolica è, secondo la sua essenza, la presenza viva della parola in forma personale di testimonianza, di modo che il "il Vangelo che essi devono predicare" sia vero "per la Chiesa, il principio di tutta la sua vita in ogni tempo" (ivi).
Il ministero dei vescovi si configura, così, come la visibilità "dell'episcopato" di Cristo; qui si trova la base della venerazione che la Chiesa conferisce ai suoi pastori, perché questa partecipazione rende Cristo presente nella Sua persona e nel Suo agire. Soltanto nei vescovi, con l'aiuto dei presbiteri e dei diaconi, si trovano, attraverso la successione apostolica, i segni autentici del seme apostolico.
prima tappa: L’Istituzione dei Dodici
“Cristo Signore, per pascere e sempre più accrescere il popolo di Dio, ha stabilito nella sua Chiesa vari ministeri, che tendono al bene di tutto il corpo. I ministri infatti che sono rivestiti di sacra potestà, servono i loro fratelli, perché tutti coloro che appartengono al popolo di Dio, e perciò hanno una vera dignità cristiana, tendano liberamente e ordinatamente allo stesso fine e arrivino alla salvezza (LG 18).[…].
“Il Signore Gesù, dopo aver pregato il Padre, chiamò a sé quelli che egli volle, e ne costituì dodici perché stessero con lui e per mandarli a predicare il regno di Dio (cfr. Mc 3,13-19; Mt 10,1-42); ne fece i suoi apostoli (cfr. Lc 6,13) dando loro la forma di collegio, cioè di un gruppo stabile, del quale mise a capo Pietro, scelto di mezzo a loro (cfr. Gv 21 15-17). Li mandò prima ai figli d'Israele e poi a tutte le genti (cfr. Rm 1,16) affinché, partecipi del suo potere, rendessero tutti i popoli suoi discepoli, li santificassero e governassero (cfr. Mt 28,16-20; Mc 16,15; Lc 24,45-48), diffondendo così la Chiesa e, sotto la guida del Signore, ne fossero i ministri e i pastori, tutti i giorni sino alla fine del mondo (cfr. Mt 28,20) (LG 19).
Gesù passa la notte in preghiera, poi scende e ne crea dodici. Le finalità sono chiare: stare con lui, fare esperienza di lui, predicare il vangelo ed allontanare il Maligno. Tutto qui. Questa è la Chiesa. Non chiedete altro alla Chiesa, non aspettatevi altro da lei; la cosa straordinaria è quell'elenco su cui passiamo come se niente fosse. Quei dodici nomi scolpiti nella storia. Se non avessimo alle spalle duemila anni di Cristianesimo sobbalzeremmo leggendo questo elenco! Dodici nomi che indicano dodici personalità opposte, inconciliabili. Che sfida!
Ma da questi Dodici, la Chiesa ha preso il suo avvio in tutto il mondo, in quelle che oggi noi chiamiamo le “chiese particolari” (le diocesi). La chiesa non raccoglie i primi della classe, i giusti, i perfetti; la chiesa non è un club di gente con gli stessi interessi. La chiesa è il popolo radunato dal Signore, accompagnata dai Pastori, uniti dalla stessa fede, uniti dallo stesso Cristo. Questa è la chiesa: il popolo radunato dalla Parola che cammina verso la pienezza del Regno.
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